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SOS elefanti per commercio illegale avorio, alla Cites l’ultima parola

La Convenzione sul commercio delle specie a rischio riunita a Johannesburg dovrà prendere una decisione per frenare la strage dei pachidermi che in Africa sono diminuiti del 20% in 10 anni

Sono gli elefanti e il commercio illegale dell’avorio il tema più controverso che dovrà affrontare la Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie a rischio, che si è aprirà a Johannesburg in Sud Africa e terminerà il 5 ottobre prossimo.

Sul tavolo dei 2500 delegati convenuti nella città Sudafricana ci sono 62 proposte che riguardano quasi 500 specie per le quali si dovranno decidere le misure di controllo internazionali che diventeranno vincolanti per i paesi membri. Il traffico di fauna selvatica rappresenta uno dei grandi pericoli per le specie in via di estinzione e rappresenta la quarta più grande rete criminale internazionale dopo droga, uomini e armi.

Gli ultimi anni hanno visto un aumento drammatico di questo traffico e si stima che dagli 8 ai 20 miliardi di euro, passano ogni anno tra le mani di gruppi del crimine organizzato. Si tratta di un’attività illegale che non solo minaccia la sopravvivenza di alcune specie emblematiche, ma alimenta anche la corruzione, finanzia gruppi di miliziani, provoca vittime umane e priva le comunità più povere di reddito.

Fra i tanti temi sul tavolo della Cites, c’è il bando totale del commercio dei pangolini, piccoli formichieri asiatici e africani vittime della medicina tradizionale orientale; la protezione maggiore per squali, pappagalli e rane.

Ma proprio gli elefanti sono l’argomento più controverso: alcune nazioni africane vogliono togliere il bando al commercio dell’avorio, mentre altri 29 stati africani vogliono invece aumentare le misure di protezione in quanto il bracconaggio per ottenere il preziosissimo avorio negli ultimi 10 anni ha fatto una vera e propria strage di questi pachidermi.

Nel 2015, rende noto l’IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, gli elefanti africani erano calati di 111 mila unità rispetto al 2006, pari ad una diminuzione di circa il 20% e attualmente si stima che nel continente rimangano 415 mila esemplari.

Nella battaglia contro la riapertura del commercio dell’avorio è però già stata ottenuta una piccola vittoria: i delegati a grande maggioranza (76 a 20) sono riusciti a bloccare un tentativo di avviare un processo per la riapertura del commercio legale dell’avorio, si tratta del cosiddetto processo “Decision Making Mechanism”, secondo il quale sarebbe stato possibile riaprire al commercio “in futuro”. L’Unione europea, che per la prima volta siede ufficialmente al tavolo Cites, è decisamente favorevole a rafforzare le misure’ contro il bracconaggio e il traffico illegale di avorio attraverso un “National Ivory Action Plans”.

Anche l’Italia è ferma su questo punto, in un tweet, il Ministro dell’ambiente italiano, Gian Luca Galleti dice “Al Cites CoP 17 mediazione complessa ma l’Italia sa da che parte stare: no al commercio illegale di avorio”.

Redazione Econews

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