In Europa sono il quarto partito, in Italia non raggiungono l’1%
29/05/2014
- Francesco Ferrante
Tra le grandi famiglie politiche sono gli unici in Europa a non avere perso. Infatti l’arretramento che colpisce in egual misura Popolari, Socialisti e Liberali, tutti penalizzati dall’avanzata dei cosiddetti “populisti”, in molti casi anti-europei, non riguarda i Verdi che restano il quarto gruppo in Parlamento confermando gli oltre 50 eurodeputati. Con risultati assai lusinghieri, come in Svezia al 17% (secondo partito) o in Danimarca (14%), ma anche di tenuta importante come l’10,5% o il 9% in Francia, la crescita in tutto il Regno Unito dove superano i liberali e la conquista di alcuni seggi nei paesi dell’est Europa.
Evidentemente ha pagato la “differenza” dei Verdi: gli unici che nel Parlamento uscente si sono battuti contro le politiche dell’austerità volute dalle larghe intese e quelli che avevano le carte in regola per presentarsi da europeisti che però questa Europa vogliono cambiarla.
Ma se questa analisi appare inconfutabile a livello europeo, si scontra invece in Italia con una percentuale inferiore all’1% della nuova lista Green Italia – Verdi Europei. Molte possono essere le “giustificazioni” che si possono portare da parte di chi è stato protagonista di questa sfida: il poco tempo a disposizione (solo un mese per spiegare che c’era di nuovo un simbolo ecologista sulla scheda elettorale dopo anni di assenza e che questo era un nuovo inizio); la disparità di mezzi (per la campagna elettorale della lista si aveva a disposizione un budget di 30mila euro, quanto un candidato un po’ sfigato di un grande partito); la vera e propria censura subita dagli organi di informazione (sia in Tv che sui giornali); infine il meccanismo di “voto utile” che faceva temere di sprecare un voto, nonostante il fatto che con il ricorso contro la soglia quella lista conquisterà comunque un deputato.
Tutte giustificazioni vere e concrete ma che non sarebbero complete se non si affrontasse con onestà intellettuale il problema di fondo: perché le tematiche ambientali che pure nel nostro Paese hanno fatto grandi passi avanti nella cultura individuale e collettiva non hanno mai avuto un peso significativo in politica? Forse perché in Italia non si è riusciti, contrariamente a ciò che invece hanno fatto i tedeschi, a tenere insieme una coalizione “arcobaleno” verde che sapesse rappresentare insieme nuovi stili di vita e non apparisse nemica di un maggior benessere, seppur diverso. In Germania il governatore del land più industriale da qualche anno è un Verde. Forse anche da noi si riuscirà a vincere la sfida ambientalista anche in politica quando i greens riusciranno a rappresentare al meglio le ragioni dell’ambiente, del popolo inquinato, e della green economy.