De Masi: “Una volta sperimentati, bici e mezzi pubblici risultano anche più divertenti”
18/11/2014
Veronica Ulivieri
Ci ha reso più attenti e oculati, più risparmiatori e sobri, ma non per questo meno felici. La crisi – ma il sociologo Domenico De Masi avverte: “Chiamiamola decrescita, perché ormai è un fatto stabile” – ha lasciato il segno sui nostri modi di consumare, sulla mentalità, e anche sulla nostra ricerca della felicità. La spesa è diventata più sostenibile, lo stile di vita meno incline allo spreco. In un quadro a cui a guadagnarci non è solo il nostro portafoglio, ma anche l’ambiente.
Professor De Masi, diversi studi dicono che negli ultimi anni si ricorre più di prima alle riparazioni di elettrodomestici e abiti: quando una cosa si rompe, prima di buttarla, proviamo ad aggiustarla. Abbiamo cambiato mentalità?
Quando cambiano i comportamenti, significa che sono cambiate anche le idee. Cerchiamo di fare cose che consentano di risparmiare ottenendo lo stesso grado di felicità. Invece di ricomprare un maglione nuovo, per esempio, mettiamo una toppa sui gomiti di quello vecchio, che tiene caldo lo stesso. Una volta che ci si abitua, questo approccio vale per tutto, e così per esempio decidiamo di non comprare l’ultimo tablet uscito.
Quindi siamo meno consumisti di prima?
Eravamo abituati a vivere in un ambiente che ci induceva a consumare: le banche ci facevano prestiti, le aziende ci offrivano prodotti continuamente superati da altri. La situazione di decrescita sta invertendo questo circolo, inducendoci a fare cose meno costose senza intaccare la nostra felicità. E questo, in una società consumistica, fa inceppare tutto.
Stiamo sperimentando nuovi stili di vita, anche a minor impatto ambientale?
Sì, sta nascendo un’economia parallela che ci porta a comprare in modo più intelligente e a riflettere sulle differenze di prezzo. Quando uno poi ci si abitua ad andare in bici o con i mezzi pubblici, ci si accorge che sono anche più divertenti. Finora eravamo troppo presi dal consumismo per accorgercene. Sta venendo su una generazione meno malata, abituata ad avere soddisfazioni meno costose, anche grazie a internet, dove si può vedere un film o ascoltare una canzone a costo zero.
Parliamo di consumi alimentari: da alcuni anni ormai gli studi ci dicono che, in controtendenza rispetto ad altri prodotti, l’acquisto di quelli biologici è in continuo aumento.
Questo tipo di consumi è spinto dallo spauracchio spesso realistico del male che può derivare da consumi transgenici o inquinati. Nessuno di noi sa per certo se questi timori sono veri, ma è anche vero che dietro alla paura spesso ci sono dati di fatto reali. Il successo di tutto ciò che è slow è un risultato di anni di manipolazioni e alterazioni dei sapori e delle criticità derivanti dagli ogm.
Abbiamo più voglia di natura e green?
C’è una paura generalizzata verso tutto ciò che è natura manipolata, c’è una voglia di tornare alla natura allo stato puro, anche se nessuno poi la conosce.Bisogna però fare attenzione perché i concetti di naturale e km 0 possono essere a loro volta frutto di manipolazioni, che creano paura eccessiva nei confronti della modernità.
Queste tendenze a una riduzione dei consumi sono solo italiane o rappresentano un fenomeno internazionale?
Nel mondo 1 miliardo di persone detiene la ricchezza degli altri sei. Brasile, India, Cina non danno più ai Paesi sviluppati le loro materie prime sottocosto: è in corso una redistribuzione della ricchezza a livello mondiale, per cui i popoli più ricchi sono costretti a fermarsi e decrescere, mentre i Paesi in via di sviluppo hanno alti tassi di crescita.