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Carbon tax? Se non ora quando

Al Meeting di primavera della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile proposta l’ eco-fiscalità per sostenere gli investimenti green

14/04/2015

Redazione Econews

La strada per sostenere e alimentare gli investimenti green passa per una riforma della fiscalità in chiave ecologica e soprattutto sulla carbon tax, applicata su benzina e gasolio per autotrasporto e basata sul contenuto medio di carbonio di questi due carburanti.

La proposta è stata lanciata in occasione del Meeting di Primavera, l’evento annuale della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, dal Presidente della Fondazione, Edo Ronchi, che già a fine anni ’90 aveva introdotto questa eco-tassa in qualità di Ministro dell’Ambiente. “Con il costo del petrolio in discesa –spiega Rionchi- questo è il momento per farlo. Ora o mai più”. Secondo i calcoli di Ronchi con i livelli di consumo del 2014, pari a circa 31 Mt fra benzina e gasolio, si genererebbero nuove entrate per circa 1,6miliardi di euro con un impatto modesto sul prezzo finale dei carburanti, 3,8 centesimi al litro.

I vantaggi di una fiscalità in chiave ecologica sarebbero molti, tra questi: orientare il mercato, la produzione e i consumi verso una green economy; consentire, con le maggiori entrate, di compensare una consistente riduzione del cuneo fiscale a favore di lavoro e imprese, disporre di entrate aggiuntive per alimentare investimenti green. 

Ronchi propone anche di estendere il sistema di fiscalità ecologica alle emissioni di carbonio indotte dalla produzione di beni e servizi, anche importati.  Anche il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, presente al Meeting, ha dichiarato che sulla fiscalità ambientale “ci stiamo ragionando sopra” e probabilmente sarà un tema che dovrà entrare nel Green Act, il documento in fase di elaborazione che detterà le linee di indirizzo per affrontare le sfide ambientali. Ma per alimentare gli investimenti in green economy e orientare il mercato in direzione green, è anche necessario sfruttare al massimo le risorse messe a disposizione dall’ Europa. La politica europea di coesione, la principale politica di investimento della Ue, prevede nella programmazione 2014-2020 una somma di 50 miliardi di euro l’anno e guarda all’avvio e al rafforzamento delle filiere produttive dedicate alla green economy.

Consistenti le risorse dei cinque Fondi Sie (fondi strutturali e di investimento) per l’Italia. Ad esempio, dei Fondi FESR (Fondo europeo sviluppo regionale) e FSE (Fondo Sociale europeo) ci sono 22,2 miliardi per le regioni meno sviluppate (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia), 1,35 mld per le regioni in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna) e 7,56 mld per le regioni più sviluppate (tutte le altre del centro nord). E gli obiettivi tematici di green economy del FESR (economia a basse emissioni, adattamento climatico e protezione rischi, utilizzo razionale delle risorse, trasporto sostenibile) dispongono di un plafond di risorse pari a 8,6 mld, il 41% del totale. “Ma –avverte Galletti- per sostenere la green economy non servono solo le risorse economiche, sono necessarie anche le semplificazioni, la trasparenza, le regole certe”.

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