I giovani sono protagonisti della rivoluzione “verde” nel settore agricolo
È ormai dato acquisito che in Europa la green economyincoraggia occupazione e innovazione, soprattutto in un periodo come quello attuale dove se è vero che cresce la percentuale di giovani disoccupati, d’altro canto è in aumento il numero di cittadini che per uscire dalla crisi si ingegnano a creare i cosiddetti green jobs. Negli Usa i lavori verdi sono raddoppiati, in Italia, secondo la Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) le attività che fanno leva su professioni alternative e verdisono almeno 5000. In particolare, come riporta l’Ansa, sono i giovani imprenditori a dedicarsi a nuove attività con una particolare dedizione verso l’agricoltura. Parliamo di stilisti ecosostenibili che lavorano con fibre naturali, di coltivatori e cuochi di fiori commestibili e di architetti del verde, a farmacisti che si orientano verso lafitoterapia, ad educatori e psicologi che optano per l’agricoltura sociale. Si tratta di una vera e propria rivoluzione verde del lavoro!
“Cresce” – dichiara Maria Pirrone, presidente dell’Associazione giovani imprenditori agricoli (Agia) della Cia – “il numero di giovani laureati che decide di investire sulla campagna”. Si sono raccolte testimonianze in merito al seminario organizzato da Aiel e Agia-Cia nel contesto dell’Eima di Bologna, a metà novembre, e dal titolo “Rinnovabili Giovani”: qui alcuni giovani hanno raccontato la loro storia di impresa, evidenziando come oggi sia possibile produrre cibo ed energia in maniera sostenibile.
Vincenzo Netti, ad esempio, titolare di una piccola, ma attiva azienda agricola 2.0, un bel giorno ha deciso di alleggerire la propria impronta ecologica producendo in azienda tutta l’energia di cui ha bisogno. Più complessa è l’esperienza di Piero De Padova che dalla valorizzazione energetica degli scarti della potatura dell’ulivo e della vite ricava bricchetti per le caldaie a biomassa. Alberto Daniel oggi alleva bestiame e trasforma i reflui zootecnici in biogas, in energia elettrica e termica mediante il suo bio-digestore. Simone Baglioni ha spiegato come le opportunità agroenergetiche si trasformano in esperienze vincenti di cooperazione e sviluppo di filiera, attraverso la tutela e la manutenzione del patrimonio boschivo.
Questi, come altri progetti, fanno parte della cosiddetta smart farm o “fattoria intelligente”, innovativa e dinamica, che si fonda sulla razionalizzazione dei consumi energetici, sul riciclo degli scarti agricoli, e sulle coltivazioni ecosostenibili. Le “smart farm”, quindi, non sono solo un’idea, ma sono vere aziende “green” e stanno diventando una realtà sempre più consistente.
Hanno un identikit ben preciso, ossia, da un lato rimangono agricole nel senso più tradizionale del termine perché orientate al “food”, mentre dall’altro si trasformano completamente in chiave multifunzionale in grado cioè di raggiungere anche l’autosufficienza energetica di fabbricati, di strutture aziendali e di mezzi meccanici. I servizi per l’ambiente e la produzione di energia rinnovabile sono una prerogativa aziendale per il 7,2 per cento degli “under 40”, contro il 4 per cento dei colleghi più anziani.
Gli agricoltori esercitano innovazione e ricerca in modo innato, azione virtuosa in cui i giovani hanno maggiore predisposizione.
La “filiera della conoscenza”, che tiene insieme ricerca-formazione-informazione, va letta in modo circolare e i fabbisogni delle nostre imprese devono generare un input positivo. Innovazione e ricerca sono perciò multifunzionali, così come le nostre imprese giovani che si pongono l’obiettivo di preservare ‘le agricolture’, riconoscendo il grande valore delle agrodiversità che aiutano ad incrementare l’efficienza, l’adattamento e la resistenza dell’agricoltura.
Simona Mingolla