Dai benefici “segreti” del compost per il terreno alla scoperta di cosa sia compostabile (e cosa no). È il decalogo per la raccolta dell’umido.
- Letizia Palmisano
Il 22 aprile, in Italia e nel resto del mondo, si festeggerà l’Earth Day, la giornata mondiale della Terra. Tante le iniziative ogni anno promosse: appuntamenti, concerti, ma anche la diffusione di interessanti spunti di riflessione su come piccoli gesti quotidiani possano rappresentare tanto per il bene alla Terra.
Tra le iniziative volte a farci (ri)scoprire come nutrire il pianeta vi è la guida del CIC, Consorzio Italiano Compostatori, per migliorare la propria raccolta dell’umido e permettere così di trasformare i rifiuti organici in fertilizzante compost.
Compost, organico e umido sono parole che sentiamo ripetere spesso, ma non sempre ne conosciamo l’esatto significato. “Scoprire” quindi a cosa serve il compost potrà spingerci a incrementare e migliorare la raccolta differenziata della frazione umida dei nostri rifiuti.
Come ricorda il CIC, l’impiego del compost svolge per il terreno una azione positiva sotto molteplici punti perché:
1) reintegra la sostanza organica (carbonio) e i principali elementi nutritivi (azoto, fosforo, potassio);
2) aumenta la porosità del terreno rendendolo più facilmente lavorabile;
3) riavvia i cicli biologici favorendo la presenza di batteri e lombrichi;
4) mantiene la fertilità dei terreni, permettendo di ridurre l’impiego delle risorse non rinnovabili utilizzate per produrre fertilizzanti chimici e riducendo allo stesso tempo la quantità di scarti organici da smaltire. “Compie dunque un’azione ecologica, agronomica e anche economica: con l’utilizzo del compost si stima un minor costo complessivo per l’approvvigionamento di torbe e concimi minerali”, sottolineano dal Consorzio.
La domanda che spesso sorge è: cosa si può compostare?
I materiali che possono essere conferiti per la produzione del terriccio compostato sono innanzitutto gli scarti, i residui ed avanzi di ogni tipo organico biodegradabile ovvero aggredibili dai microrganismi che costituiscono la percentuale più pesante della pattumiera di una famiglia. Gli scarti di frutta e verdura, gli avanzi vegetali presenti a fine pasto nel nostro piatto, siano essi crudi o cotti, sono molto indicati e rappresentano la base per un ottimo compost. Anche le foglie e gli scarti vegetali di orti, parchi e giardini possono essere gettate nell’organico per essere avviate alla trasformazione. I residui di legname trattati o verniciati non sono invece idonei al compostaggio. Diventano compost anche i resti di cibo secco degli animali domestici, nonché i fiori appassiti o morti che possono quindi rientrare nel processo di compostaggio, tornando così alla terra e contribuendo a nuove fioriture. Non va poi dimenticato che nella raccolta dell’organico può essere gettata la carta usata come quella dei fazzolettini e dei tovaglioli.
Tra le curiosità che troviamo nella guida del CIC vi è il riferimento al sughero, materiale naturale e biodegradabile, usato comunemente per realizzare i tappi che, al termine del loro utilizzo, possono essere avviati al compostaggio: teniamolo a mente quando stappiamo una bottiglia di vino.
Vanno invece evitati i rifiuti non biodegradabili, o contaminati da sostanze pericolose, tossiche o nocive: vetro, plastica, carta, barattoli di latta o alluminio, ecc. seguono la strada della raccolta differenziata.
Un altro elemento da tenere a mente nella lotta alla riduzione dei rifiuti è l’aumento sempre maggiore sugli scaffali dei supermercati dei prodotti venduti in confezioni biodegradabili al 100%. Meglio quindi leggere con attenzione etichette e per accertarsi di acquistare prodotti che possono tornare alla terra senza causare inquinamento e aumento dei rifiuti.
Spesso ci chiediamo quale sia il sacchetto migliore per raccogliere gli scarti. Se non abbiamo una compostiera domestica e conferiamo l’umido nella raccolta dell’organico, si potranno usare le buste per la raccolta del compost o anche gli shopper che vengono distribuiti nei negozi e nei supermercati previa verifica della presenza, al loro esterno, della dicitura “compostabile”. Infatti, nonostante la normativa lo vieti, continuano ad essere vendute molte buste non compostabili e l’errore è dietro l’angolo.
“Trasformare gli scarti organici in compost è uno dei modi per contribuire significativamente all’uso sostenibile delle risorse”, ci ha spiegato Massimo Centemero,direttore del CIC. “L’Italia è leader in Europa nel compostaggio e in questo settore applica in pieno i principi della Circular Economy: studiare i modelli della natura per applicarli alle attività umane. È quello che fanno la raccolta dell’organico e gli impianti di compostaggio, perché permettono a scarti organici e a materiali biodegradabili di tornare alla terra sotto forma di compost, fertilizzante e ammendante di origine naturale che permette di nutrire la terra in maniera sana ed ecosostenibile”.