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Infarto, una molecola “freno” per mettere Ko le cellule immunitarie che lo favoriscono***

Un lavoro di ricercatori di cardiologia dell’Università Cattolica di Roma. Studi in corso potrebbero dimostrare la validità di terapie preventive antinfiammatorie specifiche per evitare attacchi cardiaci.

Rossella Cravero

Una molecola-freno potrebbe prevenire l’infarto. La scoperta è dei ricercatori di cardiologia dell’Università Cattolica di Roma: si tratta di un meccanismo molecolare che rende inoffensive cellule immunitarie con proprietà infiammatorie che favoriscono la rottura della placca aterosclerotica e quindi la formazione di un coagulo che causa l’infarto. La scoperta può avere ricadute importanti perché identifica nuovi bersagli a livello delle cellule pro-infiammatorie per la prevenzione dell’infarto. I risultati di questa ricerca verranno pubblicati sulla rivista Basic Research in Cardiology, una prestigiosa rivista scientifica europea.

Lo studio è stato presentato nel convegno Twenty years of CRP in cardiology: just another biomarker or a look to the future? promosso dal dipartimento di Scienze Cardiovascolari dell’ospedale universitario, diretto dal professor Filippo Crea. All’evento hanno partecipato i massimi esperti mondiali sul fronte della ricerca sulle cause infiammatorie dell’infarto e sull’uso della proteina C reattiva come marcatore molecolare di questi stati infiammatori e quindi del rischio di infarto. “Il meeting – spiega il professor Luigi Marzio Biasucci del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Policlinico A. Gemelli – è volto a fare il punto sugli studi in corso in tutto il mondo sui meccanismi dell’aterosclerosi, su quali siano le cause scatenanti questa patologia che determina il rischio di infarto. Oggi curiamo bene gli infarti ma non riusciamo a prevenirli altrettanto bene perché non conosciamo i meccanismi che causano l’occlusione improvvisa delle arterie che portano sangue al cuore”. Si può ridurre il colesterolo in un paziente, controllare il diabete – tutti fattori di rischio noti per il cuore – ma ancora non si utilizza una terapia antinfiammatoria specifica per contrastare l’infiammazione delle arterie evidenziati da alti livelli di proteina C reattiva nel sangue”.

“A oggi”, ribadisce il professor Biasucci, “non esistono terapie specifiche per ridurre i processi infiammatori al pari di quelle utilizzate per ridurre il colesterolo o la glicemia. Ciò nondimeno, continua, la promessa è in nuove ricerche che daranno i primi risultati nel giro di un paio di anni: “studi in corso con farmaci antinfiammatori specifici (come quelli usati per l’artrite reumatoide) sono volti a vedere se in pazienti con proteina C elevata si riesce a prevenire il rischio di eventi cardiovascolari. Se questi studi saranno positivi si potrà capire come prevenire un infarto con farmaci antinfiammatori specifici, andando a controllare i meccanismi infiammatori che sono alla base dell’aterosclerosi.

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