Dalla posidonia spiaggiata che si accumula sugli arenili durante l’inverno può nascere nuova posidonia.
A Favignana infatti dove le praterie di posidonia oceanica sono fortemente degradate a causa degli ancoraggi o della pesca a strascico è stato avviato un progetto di ripopolamento di questa specie endemica del Mediterraneo, importante per la salvaguardia degli ecosistemi marini e per la lotta erosione, che ha previsto la posa sui fondali di stuoie realizzate in posidonia su cui sono stati reimpiantati alcuni fasci di piante recuperati in loco, per favorire la ricolonizzazione del fondale.
Si tratta di una delle attività previste dal progetto GE.RI.N (gestione risorse naturali) finanziato dal Miur e coordinato dall’Enea. Il progetto prevede proprio il recupero eco-compatibile dei resti di Posidonia oceanica che il mare deposita in grandi quantità sugli arenili, limitando la fruibilità delle spiagge e lo sviluppo turistico ed economico delle località balneari.
Il primo passaggio del progetto verde è proprio il riutilizzo delle posidonie spiaggiate, che di solito finiscono in discarica come rifiuto, per realizzare delle stuoie, biodegradabili al 100%.
Si tratta strutture a “materasso”, costituite da sacche in fibra naturale (cocco, juta, canapa, etc.) da riempire con i resti di Posidonia accumulata sulle spiagge utilizzando mano d’opera locale. Questi speciali tappetini, facilmente trasportabili, oltre al ripopolamento della posidonia possono essere poi utilizzati per creare camminamenti, sentieri, ma anche coperture naturali da distendere su tratti rocciosi ed impervi difficilmente fruibili, contribuendo a contrastare il problema dell’erosione costiera riducendo l’asportazione della sabbia e aumentando la ricettività balneare.
A Favignana, l’isola che si trova nell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, le bio-stuoie riempite di Posidonia sono state immerse alla profondità di 10 metri in un tratto di fondale antistante Cala Azzurra, dove la prateria di Posidonia è particolarmente danneggiata; per zavorrarle sono stati utilizzati blocchi di calcarenite, materiale proveniente da varie parti dell’isola e compatibile con la sabbia sciolta del fondo marino. E sulle stuoie sono stati impiantate nuovi fasci di posidonia per “restaurare” il fondo marino.