Stanziati 11 milioni di euro per tre progetti che salvano vite umane e possono ridurre la spesa per danni stimata in 23 miliardi nel 2050
Le alluvioni in Europa sono costate circa 4,9 miliardi di euro l’anno tra il 2000 e il 2012, mentre quella di giugno 2013, che ha colpito gran parte del vecchio contenente, da sola è costata circa 13 miliardi di euro e le previsioni indicano che la spesa per i danni nel 2050 potrebbe raggiungere i 23,5 miliardi di euro.
L’ impatto economico delle alluvioni, rendicontato in uno studio condotto da ricercatori dell’Ispra, della Commissione Europea di Varese, dall’International Institute for Applied Systems Analysis e dall’Istituto per gli Studi Ambientali di Amsterdam, potrà essere ridotto grazie a tre programmi Ue di allerta rapida che non solo servono ad evitare danni a immobili, infrastrutture e ambiente, ma che possono salvare molte vite umane. Imprints, WeSenseIt e UrbanFlood sono i tre progetti finanziati dall’Unione europea complessivamente per 11 milioni di euro, che hanno messo a punto sistemi unici di previsione e di allerta per avvisare le popolazioni del pericolo imminente di alluvioni.
La prevenzione e la gestione delle inondazioni sono al centro del progetto Imprints, che ha ricevuto 3,3 milioni nell’ambito del 7° programma quadro (PQ) dell’UE e ha riunito 18 istituti di ricerca di 7 paesi, tra cui l’Italia, ha sviluppato una piattaforma di allerta precoce in grado di ridurre a circa due ore, o anche meno, i tempi di reazione a piene improvvise, dando così alle persone interessate più tempo per mettersi in salvo. La piattaforma è basata su previsioni più accurate delle precipitazioni, che si avvalgono di reti radar e modelli meteorologici.
Il software è in grado di prevedere i flussi d’acqua a livello del suolo e di fornire un sistema completo di allerta precoce per le inondazioni improvvise, la quantità di detriti che esse possono trasportare e i danni potenziali alle infrastrutture locali. In parallelo il progetto WeSenseIt, che si concluderà nel settembre 2016 e che ha ricevuto un finanziamento di 5,4 milioni, fa leva sulla capacità di osservazione umana come elemento essenziale in un sistema di allerta precoce.
I cittadini vi contribuiscono facendo misurazioni con nuove applicazioni, attualmente in via di sviluppo nell’ambito del progetto, e inviando informazioni e immagini tramite il telefono cellulare.
Le nuove tecnologie e i nuovi approcci sono attualmente testati in Italia grazie alla società Quinary specializzata in tecnologie IT e all’ autorità di bacino dell’Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione, nei Paesi Bassi e nel Regno Unito. Per meglio tutelare le dighe, gli argini e le rive dei fiumi che sono a rischio durante un’inondazione, c’è il progetto UrbanFlood, che ha beneficiato di un finanziamento di circa 2,3 milioni,e ha messo a punto sensori e tecnologia correlata per monitorare gli argini di protezione dalle piene e lanciare un’allerta precoce in caso di rischi di cedimento.
I sensori sotterranei controllano lo stato degli argini e rilevano qualsiasi cambiamento a livello delle acque e altri fattori, quali temperatura, umidità e movimenti di terra. Tali informazioni sono poi analizzate dal software di modellizzazione del progetto, che può far scattare un allarme qualora sorga un problema. Il software calcola la velocità con cui il sito sarà allagato in caso di cedimento e suggerisce persino i modi migliori per trasferire i cittadini in aree più sicure.