Diminuiscono i terreni agricoli che si dimezzeranno del 50% nel 2020 rispetto al 1961
Turismo, urbanizzazione, troppo spesso selvaggia, aumento della popolazione. Queste le cause principali che stanno accelerando il degrado delle regioni mediterranee, dove è stato stimato che il terreno agricolo si potrebbe dimezzare per il 2020 del 50% rispetto al 1961, mettendo così a rischio la sicurezza alimentare di tutta l’area.
Questo allarme è contenuto in una ricerca pubblicata dalla newsletter dell’Ue “Science for Environment Policy” che scatta anche una fotografia di tutte le coste del Mediterraneo. La regione Mediterranea è di circa 850 milioni di ettari, sul Mare Nostrum si affacciano 22 paesi europei, nordafricani e del medio oriente. I suoi 46.000 chilometri di costa sono molto importanti dal punto di vista ambientale, un milione di ettari di terre umide forniscono, infatti, servizi ecosistemici importantissimi come la depurazione delle acque o il sequestro del carbonio, servizi che sono stati valutati in 2,4 milioni di euro l’anno. Circa il 14% del territorio è destinato all’agricoltura, anche se questa percentuale è più alta negli stati rivieraschi europei. Tutte queste risorse naturali si stanno però assottigliando: la popolazione costiera è in continuo aumento “rubando” terreno all’agricoltura (è raddoppiata in 30 anni e si stima che crescerà di oltre 100 milioni di abitanti nel 2020). Il turismo marino ha accelerato la cementificazione delle coste, un fenomeno che ha anche un nome in francese “littoralisation”. Circa 300 milioni di turisti visitano ogni anno le spiagge del Mediterraneo, il 75% solo in Italia, Spagna e Francia. Un altro pericolo in agguato è il cambiamento climatico che potrebbe avere come conseguenza inondazioni, erosione, desertificazione e depauperamento delle risorse idriche.
Secondo lo studio, a questo ritmo di urbanizzazione, per il 2020 andranno persi più di 8,3 milioni di ettari di terreno agricolo rispetto al 1960 e nello stesso lasso di tempo si assisterà a un raddoppio della popolazione che insiste sulle coste del Mediterraneo. Con questo scenario il terreno a disposizione di ogni abitante delle coste passerà da 0,48 ettari a persona a 0,21, con un rischio tangibile per la sicurezza alimentare. Non esistono soluzioni facili per invertire questa tendenza, ma lo studio offre alcuni ipotesi di lavoro. In particolare suggerisce che Onu, Unione Europea e organizzazioni nazionali e internazionali coordinino i loro sforzi per preservare l’agricoltura in vista delle sfide future. Lo studio osserva anche che è necessario rivalutare il ruolo dell’agricoltura, in particolare spostando le coltivazioni nelle zone maggiormente favorevoli dove sono terreni migliori. Sarebbe anche necessario prevedere legami più stretti tra l’agricoltura e l’eco-turismo.