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Città meno inquinate investendo sulle due ruote***

La Federazione europea dei ciclisti ha stimato i benefici delle politiche per la bici. E le storie di successo si moltiplicano, anche in Italia

10/02/2015

Veronica Ulivieri

Con l’inizio dell’inverno, l’accensione dei riscaldamenti e l’uso più frequente dell’auto, è arrivato puntuale anche l’allarme 2015 sulla qualità dell’aria. “Siamo solo alla fine di gennaio ma la situazione dell’inquinamento atmosferico del 2015 appare già fuori controllo. 32 capoluoghi hanno registrato, dall’inizio dell’anno ad oggi, oltre 10 giorni di superamento della soglia massima giornaliera consentita di PM10 e in 14 si è registrato un superamento un giorno su due”, ha denunciato Legambiente pochi giorni fa presentando il suo rapporto “Mal’aria”.

Ma la situazione non è, al contrario di come tanti amministratori pubblici troppo spesso vogliono far sembrare, senza via d’uscita. A dimostrarlo è un altro rapporto diffuso in questi giorni dalla Federazione dei ciclisti europei (ECF), che si è presa la briga di stimare in che misura un aumento dell’utilizzo della bici in città potrebbe ripercuotersi positivamente sulla qualità dell’aria che respiriamo. Lo studio ha preso in considerazione tre città tra loro diverse per caratteristiche e popolazione: Londra, capitale del Regno Unito con quasi 8,5 milioni di abitanti, la città portuale di Anversa, in Belgio, che di abitanti che conta più di mezzo milione, e Salonicco, in Grecia, con un po’ più di 360 mila abitanti. Dalle stime di ECF emerge che l’adozione di strategie di investimento nella mobilità ciclistica in grado di far aumentare gli utilizzatori della bici del 23% porterebbero a diminuzioni degli NOx (ossidi di azoto) del 18% e del PM10 del 19% ad Anversa. A Londra gli NOx diminuirebbero addirittura del 27%, accompagnati da una più modesta riduzione del PM10 (- 4%), mentre a Salonicco si registrerebbe un calo rispettivamente del 16 e del 17%.  E percentuali molto superiori si otterrebbero se gli investimenti fossero accompagnati dalla chiusura di una o due grandi strade per ogni città.

Spesso, la replica di molti è che non sia facile raggiungere livelli significativi di ciclabilità, a meno che non ci si trovi ad alte latitudini, dove le due ruote sono molto più popolari. Eppure, le esperienze di molte città dimostrano il contrario. Basta guardareSiviglia, passata nel periodo 2006-2013 dallo 0,5% al 7%, grazie a investimenti mirati e a un sistema di bike sharing che funziona. Ma anche rimanendo all’interno dei confini italiani, non mancano le storie di successo, una su tutte quella di Milano. Il capoluogo lombardo è l’unica città italiana ad essere stata inserita nella classifica dei sette centri urbani europei in lotta contro lo smog stilata dal magazine statunitense Fastcompany. Lanciato nel 2009, BikeMi ha superato nel 2014 i 2,4 milioni di prelievi, con una crescita del 245% rispetto al primo anno di attività e di quasi il 30% rispetto al 2013. Anche Torino e Brescia stanno raccogliendo risultati positivi: le due città hanno infatti superato rispettivamente gli 1,3 milioni e i 350 mila prelievi annuali. E un servizio di bike sharing è appena partito anche a Napoli: per ora le ciclostazioni sono solo 10 e il progetto è in fase sperimentale, ma il volto delle città si cambia, una pedalata alla volta, anche così.

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