Le aziende energetiche continuano a ricevere massicci sussidi statali per progetti legati al petrolio.
21/11/2014
Elisa Peduto
Ufficialmente, i paesi industrializzati si sono impegnati per la protezione del clima. Allo stesso tempo stanno però pompando miliardi di dollari nell’esplorazione di nuovi giacimenti di petrolio. Secondo uno studio britannico al momento chi ne beneficia sono le aziende energetiche che ricevono consistenti sovvenzioni statali.
I principali paesi industrializzati ed emergenti sovvenzionano, infatti, le esplorazioni petrolifere per un ammontare di 71 miliardi di euro all’anno, con gravi rischi per il clima. Le sovvenzioni più consistenti provengono dalla Gran Bretagna, dalla Russia, dagli Stati Uniti e dall’Australia, come scrive l’Overseas Development Institute britannico in un rapporto pubblicato recentemente. Prendendo come esempio gli Usa, Washington ha speso lo scorso anno ben 5,1 miliardi dollari come sovvenzioni alle compagnie petrolifere e del gas per sostenere le esplorazioni petrolifere, il doppio rispetto alla cifra spesa nel 2009.
A tutti i vertici sul clima, i governi di tutto il mondo si impegnano ufficialmente a voler limitare il riscaldamento globale di due gradi sopra l’epoca pre-industriale. “Queste sovvenzioni minacciano l’obiettivo fissato”, avverte l’Overseas Development Institute, presentando il rapporto realizzato insieme al gruppo statunitense attivista Oil Change International. Il rapporto critica anche le società d’investimenti dei governi come forma di sovvenzioni molto diffusa in paesi come il Brasile, la Cina, l’India, il Messico, la Russia e l’Arabia Saudita.
Le cifre di queste sovvenzioni statali ammontano a miliardi di dollari. I sussidi diretti od occulti sono “finanziamenti pubblici per le imprese ad alta intensità di carbonio” a scapito delle energie rinnovabili. Lo studio rivela anche che “senza la sovvenzione e altri sussidi per l’esplorazione di giacimenti di petrolio, una gran parte di progetti oil & gas di oggi non potrebbero più essere redditizi”.
Già nel mese di settembre, un gruppo di ricercatori aveva calcolato che più della metà delle riserve di carbone, petrolio e gas dovrebbero restare nel terreno per riuscire ancora a raggiungere l’obiettivo dei due gradi. Secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), per la fine del secolo la temperatura globale salirà di quattro gradi rispetto agli albori dell’industrializzazione, se si continua a non prendere misure efficaci contro le emissioni di CO2. Inevitabili saranno allora le conseguenze catastrofiche accompagnate da eventi meteorologici sempre più estremi.