Le emissioni climalteranti ridotte del 24,4 per cento, a fronte della crescita del Pil. Bene la produzione di energia, male i trasporti.
28/06/2016
Rudi Bressa
Un altro passo in avanti verso lariduzione dei gas ad effetto serra. È quello registrato dall’Agenzia europea dell’ambienta(Aea), che nell’annuale inventario dei gas serra presentato alle Nazioni unite, fa registrare una riduzione delle emissioni climalteranti del 24,4 per cento rispetto ai valori di riferimento del 1990, gli stessi sui quali era basato il Protocollo di Kyoto.
“È positivo che l’Europa sia stata capace di ridurre sostanzialmente le emissioni di gas serra rispetto ai valori del 1990”, ha dichiarato Hans Bruyninckx, direttore esecutivi dell’Aea. “È un importante passo avanti per raggiungere i nostri obiettivi climatici al 2030 e 2050. Per accelerare la transizione ad una società a basse emissioni, abbiamo bisogno di accelerare gli investimenti in tecnologia e innovazione, capaci così di ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili”.
Secondo il rapporto a registrare la maggiore riduzione sono stati i settori industriali e dell’edilizia, quelli legati alla produzione di energia e riscaldamento, compreso quello residenziali. Complici gli inverni più miti europei da una parte e la crescita delle rinnovabili dall’altra.
Ma non tutti i settori hanno ridotto le emissioni di CO2. I trasporti hanno visto aumentare le emissini di 124 milioni di tonnellate, rispetto al 1990, 7 solo nel biennio ’13–’14. Aumentano inoltre quelle legate ai trasporti internazionali. Sostanzialmente al trasporto aereo e navale.
Dati confermati anche dal più recente rapporto dell’Ispra “Inventario delle emissioni dei gas ad effetto serra”, che diffondendo la serie storica 1990-2014 registra appunto una riduzione, a fronte però di un aumento nel 2015 del 2 per cento, sempre dovuto a trasporti ed energia.
Evidentemente l’Europa continua ad essere sulla buona strada per la riduzione dei gas ad effetto serra, anche se a livello globale la CO2 ha già raggiunto e superato quota 400 ppm. Per rimanere al di sotto dei 2° C, o meglio di 1,5° (come richiesto dall’Accordo di Parigi), sarà necessario un impegno maggiore da parte di molti Paesi, Cina e Stati Uniti in testa.