Conai presenta il primo Rapporto di sostenibilità, il primo green economy report in Italia
20/05/2014
Redazione Econews
L’Industria del riciclo non fa solo bene all’ambiente, ma all’economia con 1.400 aziende del riciclo made in Italyche hanno un fatturato di 9,5 miliardi di euro e all’occupazione con più di 220,000 persone occupate tra diretto e indotto. Questi dati “in verde” dell’attività di riciclo degli imballaggi nazionali sono stati resi noti oggi in occasione della presentazione del primo rapporto di sostenibilità del Conai, il Consorzio per il recupero degli imballaggi, che è anche il primo Green economy report in Italia, realizzato con la collaborazione della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Sono molte le eccellenze ambientali che dal 1997 (anno di inizio dei lavori del Conai) ad oggi hanno aumentato la sostenibilità del sistema. In questi 15 anni, infatti, grazie al recupero degli imballaggi è stata evitata la costruzione di almeno 100 discariche, sono stati re-immessi nel ciclo produttivo 7,5 milioni di tonnellate di materie prime derivanti dai rifiuti da imballaggio, sono stati quindi risparmiati 30 milioni di barili di petrolio, 300 milioni di alberi e 111 milioni di metri cubi d’ acqua. Guardando le percentuali di riciclo, ogni materiale ha un suo “standard”: si ricicla di più la carta con l’ 85%, l’ acciaio con il 75%, il vetro con più del 70%, seguiti da alluminio con il 59%, legno 55% ed infine la plastica con il 37%.
Secondo una ricerca, poi, chi ci guadagna dall’attività di riciclo è il sistema paese. A fronte, infatti, di 4,1 mld di contributi versati dalle aziende consorziate, il recupero degli imballaggi dei 6 materiali ha prodotto 15,2 mld di benefici per l’Italia con in prima linea i 5,3 miliardi di costi di smaltimento evitati e 2,4 miliardi di materie prime-seconde recuperate.
Il Rapporto di sostenibilità del Conai “tendenza green economy”, ha esaminato, come ha spiegato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, non solo ha esaminato gli impatti del processo produttivo, “ma anche l’impatto sulla filiera e le implicazioni socio-economico-occupazionali”.