Una professione “giovane”, i primi neo-laureati si sono affacciati nel mondo del lavoro nel 1994-95
09/06/2014
Veronica Ulivieri
Sono gli specialisti dell’ambiente, coloro che, quando si parla di integrare le attività umane con gli ecosistemi e la natura, dovrebbero essere sempre interpellati. Gli ingegneri ambientali sono nati in Italia abbastanza di recente: “II corso universitario in Ingegneria per l’ambiente e il territorio è stato istituito nel 1989 e i primi giovani neo-laureati si sono affacciati nel mondo del lavoro nel 1994-95, scoprendo che in Italia la loro professione non era però ancora adeguatamente conosciuta”, racconta Adriano Murachelli, presidente di AIAT, l’Associazione ingegneri per l’ambiente e il territorio nata nel 1999 proprio per far conoscere meglio questa figura.
In particolare, l’ingegnere ambientale si occupa di prevenzione e riduzione dell’inquinamento di acqua, aria e suolo, di difesa dal rischio idraulico e idrogeologico, di georisorse e di pianificazione del territorio. A queste attività se ne affiancano molte altre in settori diversi: energia (impianti per lo sfruttamento di fonti rinnovabili, soluzioni per l’efficienza energetica), gestione dei rifiuti, edilizia sostenibile, mobilità, e, ultimo arrivato, le smart city.
Oggi il corso di laurea in Ingegneria ambientale è abbastanza diffuso, anche se usciti dalle università le maggiori occasioni di lavoro sono all’estero. “Attualmente – continua Murachelli – gli scenari internazionali, soprattutto nei Paesi emergenti, offrono un quadro di impiego decisamente più ricco di opportunità rispetto al contesto nazionale”, e questo “per carenza di risorse economiche e non certo perché in Italia non ci siano reali necessità di miglioramento del contesto ambientale”. Lo sviluppo della green economy, insieme alla volontà dell’Unione europea di investire sempre più in tecnologie pulite ed economia verde, aprono però possibilità di lavoro anche nel vecchio continente.