A dirlo è l’agenzia internazionale dell’energia. Grazie alle tecnologie pulite si potrebbe limitare l’aumento della domanda di energia primaria a meno del 20% a fronte di una crescita del Pil del 230%
15/07/2016
Veronica Ulivieri
“Le città non solo determinano la domanda energetica e i suoi impatti ambientali, ma offrono anche grandi opportunità per indirizzare il sistema energetico globale verso una maggiore sostenibilità”. Nel suo rapporto “Energy Technology Perspectives 2016”, appena presentato in Italia dall’Enea, l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) mette le città al centro del percorso necessario per rispettare gli impegni presi alla Cop 21 di Parigi lo scorso dicembre. Per mantenere l’aumento delle temperature sotto i 2 gradi, spiega l’organizzazione guidata dall’economista Fatih Birol, è prioritario agire sugli agglomerati urbani, dove si concentrano già più della metà della popolazione globale e circa l’80% del Pil mondiale, i due terzi della domanda di energia primaria e il 70% delle emissioni di CO2 legate al consumo energetico. E il futuro affiderà alle città un ruolo ancora più netto: “Entro il 2050, la popolazione urbana aumenterà fino ai due terzi della popolazione mondiale complessiva, e la quota urbana del Pil sarà pari all’85%”.
Continuando con le politiche attuali, nel 2050 secondo l’Iea ci troveremo con una domanda di energia primaria nelle città più alta del 70% rispetto ai livelli del 2013 e con emissioni maggiori del 50%. Le parole chiave della ricetta dell’Iea sono “tecnologie pulite” e “decoupling”, che consiste nello sganciare la crescita economica e demografica dall’inquinamento atmosferico. In uno scenario che prevede un aumento entro i 2 gradi, per esempio, grazie alle tecnologie pulite si potrebbe limitare l’aumento della domanda di energia primaria a meno del 20% a fronte di una crescita del Pil del 230%.
Uno degli ambiti fondamentali in cui agire è quello degli edifici: attraverso “la costruzione di palazzi ad alta efficienza, un profondo rinnovamento energetico degli edifici esistenti e l’installazione di tecnologie per il riscaldamento e il raffreddamento efficiente”, i consumi finali di energia potrebbero essere del 30% inferiori e le emissioni più basse di addirittura il 50% rispetto a uno scenario senza grossi cambiamenti, che implicherebbe un aumento della temperatura di 6 gradi.
Per quanto riguarda la domanda di elettricità, l’Iea evidenzia le potenzialità ancora inutilizzate del fotovoltaico: nello scenario di un aumento mantenuto entro i due gradi, “i pannelli solari potrebbero soddisfare fino al 32% della domanda elettrica urbana e il 17% della domanda elettrica globale al 2050”. Un’altra opportunità potrebbe arrivare dallo sfruttamento del calore industriale in eccesso: l’80% di questa energia oggi inutilizzata si trova nei Paesi in via di sviluppo, quelli dove anche le aree urbane sono destinate a crescere di più nei prossimi decenni.
Sul fronte dei trasporti, invece, la Iea dimostra come lo scenario dei 6 gradi risulterebbe addirittura più costoso di una situazione in cui invece il riscaldamento globale viene contenuto entro i 2 gradi “riducendo gli spostamenti e le distanze percorse, spostando i movimenti sui trasporti pubblici e adottando progressivamente veicoli più efficienti e low carbon”.