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Le rinnovabili hanno creato 38 mila posti di lavoro***

Sono cresciuti i green jobs nel settore delle energie rinnovabili in Italia, tra il 2012 e il 2015. La conferma da uno studio del Gse.

29/07/2016

Rudi Bressa

22.300 occupati diretti e 16.000 indiretti, nel triennio 2012-2015. Una crescita di quasi il 3 per cento rispetto al 2012. Con spese di esercizio e manutenzione cresciute dai 3 miliardi del 2012 ai 3,9 miliardi del 2015. Sono queste le valutazioni riportate nel volume edito dal Gse (Gestore servizi elettrici) “La valutazione delle ricadute economiche e occupazionali dello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili in Italia”.

Per occupati diretti si intendono quelli impiegati ad esempio nella progettazione degli impianti, nella costruzione di pannelli e pale eoliche, nella loro installazione. Per quanto riguarda gli indiretti, si tratta degli impiegati correlati alla produzione di un bene o servizio, come gli addetti nei settori fornitori della filiera.

Una crescita positiva, seppur minore che in altri Paesi, ma che riflette un cambiamento in atto. In tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, sono maggiori i nuovi addetti nelle energie rinnovabili che nel settore delle fossili, quali carbone e petrolio. In Canada operatori rimasti senza lavoro nel settore dello shale gas, hanno chiesto e ottenuto di essere formati e preparati per installare impianti fotovoltaici. 

La tendenza è confermata anche dai numeri resi noti da Irena (International renewable energy agency) nel rapporto “Renewable Energy and Jobs. Annual Review 2016”: un aumento del 5 per cento rispetto all’anno precedente, registrando un totale di 8,1 milioni di persone in tutto il mondo. Incremento dovuto da una parte alla crescita degli investimenti, dall’altra all’aumento costante delle nuove installazioni”.

“Gli investimenti nel settore della green economy hanno registrato un record nel 2016 di 329 miliardi di dollari. L’Accordo di Parigi sul clima è stato un punto irreversibile da cui non si torna indietro rispetto al modello di sviluppo”, ha dichiarato Barbara Degani, sottosegretaria al ministero dell’Ambiente, in un’intervento sulle opportunità offerte dalla crescita della green economy.

“La consapevolezza collettiva sta spingendo i governi a fare delle scelte. Negli ultimi 5 anni abbiamo subito un incremento di fenomeni climatici estremi che mettono a serio rischio il territorio. Dobbiamo dunque viaggiare su un doppio binario che vede riduzione delle emissioni e costruzione di un modello di sviluppo a bassa intensità di carbonio. Con il collegato ambientale in Italia abbiamo, ad esempio, dato un contributo definendo i criteri ambientali negli appalti pubblici. Sappiamo però che per affrontare queste sfide le responsabilità sono differenziate: deve esistere una visione più solidale, i paesi ricchi devono dare più risorse per l’adattamento, devono trasferire tecnologie. La sfida è quella di uno sviluppo sociale ed economico durevole e svincolato dalle fonti fossili. La partita non si gioca solo in Europa, ma coinvolge soprattutto Africa e Asia”. 
  

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