Portare a casa gli avanzi della cena al ristorante è pratica comune negli Usa, mentre incontra ancora ostacoli culturali in Europa
14/01/2016
Veronica Ulivieri
Negli Stati Uniti, la usano tutti con disinvoltura, a partire dalla first lady Michelle Obama, che in visita ufficiale a Roma si è portata via gli avanzi dal ristorante con una doggy bag fra lo stupore dei presenti.
In Francia, il governo sta tentando di convincere i francesi a usarla con una legge: dal primo gennaio 2016, infatti, ai ristoranti più grandi è vivamente raccomandato di mettere a disposizione dei clienti che la chiederanno una confezione con cui portare a casa il cibo avanzato.
L’idea dell’esecutivo è contribuire anche così all’obiettivo, stabilito nel 2013, di dimezzare lo spreco alimentare entro il 2025. Secondo un sondaggio della Città di Parigi e dell’organizzazione professionale dei locali di ristorazione Synhorcat-GNI, il 60% dei cittadini della capitale francese, infatti, non finisce tutto quello che ha nel piatto durante un pasto al ristorante e il 75% vorrebbe portare a casa gli avanzi, anche se al momento il 70% non lo ha mai fatto. Allo stesso tempo, c’è chi fa notare che la questione non è tanto legata alle leggi, ma alle abitudini e alla cultura del Paese.
Se infatti negli Stati Uniti anche la cantante Rihanna si è fatta fotografare mentre usciva da un ristorante di Santa Monica portandosi via una bottiglia di Sassicaia non finita durante il pasto, in Francia, spiegano i quotidiani transalpini, la “box anti-gaspi” è stata a lungo considerata dai commensali contraria all’etichetta e una degradazione della propria arte gastronomica da parte degli chef. E in Italia? Un’indagine Coldiretti/Ixe’ dice che un italiano su cinque ha sperimentato la doggy bag almeno qualche volta, anche se più del 25% considera la confezione per gli avanzi da maleducati, da poveracci e volgare o si vergogna comunque a chiederla. Il 12% la richiede raramente, il 15% non saprebbe che farsene, mentre il 28% dichiara di non lasciare alcun avanzo quando va a mangiare fuori.
Viste le barriere culturali che anchein Italia scoraggiano molti clienti dal lasciare il ristorante con il cibo avanzato sotto il braccio, varie iniziative puntano a ripensare le doggy bag rendendole più belle, quasi degli accessori da indossare. Slow Food e Comieco hanno avviato il progetto “Doggy Bag – Se avanzo mangiatemi”, con porta avanzi creativi e colorati già disponibili in diversi ristoranti lombardi e romani.
Il ministero dell’Ambiente ha lanciato a dicembre scorso, insieme a Conai e Unioncamere Veneto, le “family bag”, box più simili a borsette griffate che a semplici doggy bag, con “l’obiettivo di rendere il riutilizzo del cibo avanzato al ristorante un’abitudine socialmente condivisa e non più imbarazzante”. Anche perché, stando anche ai dati di Coldiretti, la situazione “sta migliorando tra le mura domestiche dove sei cittadini su dieci hanno diminuito o annullato gli sprechi domestici, facendo la spesa in modo più oculato, utilizzando gli avanzi nel pasto successivo, o guardando con più attenzione la data di scadenza”.
Ora la battaglia contro il cibo che diventa rifiuto si sposta ai tavoli dei ristoranti.