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Stop alla caccia di tre specie ed è subito polemica

Per evitare l’infrazione Ue non più cacciabili beccaccia, tordo bottaccio, cesena, i cacciatori insorgono e il Veneto annuncia il ricorso al Tar

21/01/2015

Redazione Econews

Arrivano nuove limitazioni per la caccia e subito si aprono le polemiche. Da mezzanotte del 20 gennaio non è più possibile infatti cacciare il tordo bottacciola cesena e la beccaccia su tutto il territorio nazionale. La decisione è stata presa dal Consiglio dei ministri che ha deliberato, su proposta del Ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, l’esercizio del potere sostitutivo previsto dall’articolo 8, comma 4, della legge 5 giugno 2003, n. 131, nei confronti delle regioni Liguria, Toscana, Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Marche, disponendo la modifica del calendario venatorio e la chiusura della caccia per queste specie a partire dal 20 gennaio.

La Commissione europea ha infatti contestato la violazione della direttiva 2009/147/CE in materia di conservazione degli uccelli selvatici, che vieta la caccia nei periodi di nidificazione e riproduzione (già nella seconda decade di gennaio è in corso la cosiddetta “migrazione pre-nuziale” che precede la nidificazione) in quanto in numerose regioni italiane risultava possibile cacciare queste specie migratrici fino al 31 gennaio. Il Ministro dell’Ambiente spiega che “se non fossimo intervenuti immediatamente per ridurre il calendario venatorio di 11 giorni, anticipandolo dal 31 gennaio al 20 gennaio, avremmo subito un’infrazione Ue“.

Sulla caccia, spiega Galletti avevano già un warning da parte dell’Unione europea, che si traduce in una procedura Eu Pilot che precede l’infrazione. “E’ chiaro – dice Galletti – che io non posso esporre l’Italia a una ulteriore infrazione”. Pronta la replica di Federcaccia che parla di “un atto immotivato, non in linea con quanto richiesto dall’Europa e fortemente vessatorio nei confronti di quelle Regioni che non solo avevano rispettato pienamente la legge nazionale e la stessa normativa Europea nel compilare i propri calendari venatori, ma che, alla prima richiesta del Ministro di adeguarsi alle nuove indicazioni avevano prodotto atti e documenti a sostegno scientifico delle proprie posizioni“.

Federcaccia auspica quindi che “le Regioni si oppongano a questo atteggiamento inqualificabile, immotivato e fuori dalle regole del vivere civile e della corretta applicazione dei rapporti fra organi dello Stato reagendo in tutti i modi possibili”. A questo invito ha subito risposto il Veneto che ha annunciato di aver incaricato l’Avvocatura regionale di valutare la praticabilità di un ricorso al Tar del Lazio, in quanto ritiene che la decisione di Roma “sia viziata da una evidente lesione dell’autonomia regionale in materia e da carenza di motivazioni tecniche”.

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