Lo sostiene Sergio Marini, presidente Coldiretti Nazionale
- Letizia Palmisano
“Expo 2015 rappresenta il cuore delle possibilità di ripresa per l’Italia”. Queste sono le parole del premier Enrico Letta che, nell’elencare i settori fondamentali per il rilancio del Paese che avranno un ruolo chiave nell’Expo, ha sottolineato l’importanza di alimentazione, agroindustria, enogastronomia e ambiente, come è racchiuso anche nel tea dell’esposizione “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita“.
Per saperne di più sull’Expo e le sue potenzialità in relazione all’agroalimentare italiano, ed avere un parere autorevole, abbiamo intervistato Sergio Marini, presidente della Coldiretti Nazionale.Cosa pensa delle parole del Presidente Letta?
Fa bene il presidente del Consiglio a sottolineare che Expo 2015 rappresenta una tappa fondamentale per la ripresa dell’Italia perché si tratta dell’unica finestra internazionale da cui il nostro Paese si affaccerà nel prossimo quinquennio. Si dovranno quindi mostrare al mondo le leve più promettenti della nostra economia per superare la crisi attuale e per tornare ad essere quello che a lungo siamo stati.
Cosa sta organizzando Coldiretti in vista dell’Expo 2015?
Ci sono già state tappe di avvicinamento all’evento? Coldiretti sarà presente in diverse forme: mettendo a disposizione dei visitatori una rete di strutture agrituristiche sia per i pasti che per l’alloggio, ma anche attraverso una rete di punti vendita dove trovare il meglio del Made in Italy in ambito agroalimentare. L’esempio è costituito da due importanti eventi espositivi denominati “Cibi d’Italia” realizzati a Roma al Circo Massimo nel settembre scorso e nel maggio di quest’anno al Castello Sforzesco di Milano, in cui centinaia di migliaia di cittadini hanno potuto degustare i sapori autentici dell’agroalimentare italiano, conoscere i valori della biodiversità, della sostenibilità ambientale e dell’agricoltura multifunzionale.
I comparti dell’agroalimentare avranno concreti benefici grazie all’Expo 2015?
L’Expo 2015 è cibo, agroalimentare, territorio, sostenibilità ambientale e quindi rappresenta un trampolino di lancio per le aziende agricole italiane che in questo quadrato magico operano ogni giorno. Nel 2012 l’agroalimentare ha realizzato un record di 31,8 miliardi di export risultando il settore che più è cresciuto nel commercio con l’estero. Contemporaneamente in agricoltura i posti di lavoro non solo non sono diminuiti, ma, anzi, sono aumentati. Consolidare questa tendenza e offrire alle nostre imprese l’opportunità di una finestra sul mondo sono traguardi che riteniamo alla nostra portata. In questi anni abbiamo fatto fare un salto di qualità agroalimentare italiano proponendo un modello che ha saldato cittadinanza e produzione, agricoltori e consumatori. È inevitabile quindi che per noi oggi Expo 2015 rappresenti la vetrina migliore e desideriamo dare ai settori dell’agricoltura e dell’enogastronomia una parte da protagonisti.
Cosa prevede l’accordo firmato dall’Expo 2015 e da Coldiretti?
L’impegno comune sottoscritto tra la Coldiretti ed Expo 2015 prevede un’attività sinergica in tre ambiti molto concreti: la valorizzazione dell’eccellenza dell’agricoltura italiana attraverso la presentazione a livello nazionale e internazionale delle migliori esperienze sviluppate dalle nostre imprese, l’individuazione di e modi della presenza della Coldiretti al Padiglione Italia e, infine, la diffusione delle tematiche e dei contenuti dell’Esposizione con la realizzazione di iniziative e azioni comuni sul fronte della comunicazione.
Pensate che sia possibile raccontare l’Italia, il suo territorio, le piccole medie e grandi imprese nel corso dell’Expo attraverso il settore agroalimentare nostrano?
Assolutamente sì. Le ricchezze del settore agricolo italiano sono lo specchio della ricchezza culturale del patrimonio italiano. La nostra agricoltura è plurale se vista nella sua articolazione, ma è unica se la consideriamo dal punto di vista del suo valore principale: la distintività cioè la non surrogabilità. La nostra agricoltura produce valore aggiunto e al tempo stesso relazioni sociali, genera ricchezza rinnovabile perché non erode la sua fonte principale, ovvero la terra e inoltre ha una ricaduta positiva sulla qualità di vita della gente, sulle condizioni sociali e di equità delle comunità, sulle condizioni ambientali e di qualità del territorio, sulla sicurezza e sulla coesione sociale. Nessun altro settore ha dimostrato di poter fare altrettanto. Ebbene, se riuscissimo a trasferire queste caratteristiche agli altri settori potremmo creare un modello di sviluppo possibile per questo Paese in cui si potrebbe coniugare benessere, ricchezza e crescita. È questo il racconto che faremo ad Expo 2015, quello di un modello agroalimentare fondato sulle distintività, sulla sostenibilità, sulla restituzione alla comunità. Un modello che, a ben vedere, ha una sua forte esportabilità, qualcosa che ogni paese sua diversità potrebbe far proprio.
Come sarà possibile, in un evento di portata internazionale, coniugare una immagine unica del Made in Italy con la tutela e la valorizzazione delle migliaia di prodotti agroalimentari, spesso tipici di singoli territori, che l’Italia offre?
Il Made in Italy non ha un’immagine unica, ma è un diamante dalle mille sfaccettature. Nessun Paese come l’Italia può vantare 252 prodotti a denominazione d’origine o indicazione geografica protetta, 4671 specialità agroalimentari tradizionali, 521 vini Docg, Doc o Igt, il primato mondiale nella sicurezza degli alimenti con il 99% dei campioni controllati di ortofrutta, olio e vino controllati che risultano regolari rispetto ai residui chimici, il primato europeo per numero di produttori biologici con quasi 50.000 unità e per biodiversità con quasi 60.000 specie animali e 12.000 specie di flora e inoltre l’assenza, nelle nostre produzioni, di quegli organismi geneticamente modificati che da sempre, come Coldiretti, contrastiamo. A questo proposito ormai è evidente che le nostre battaglie sugli Ogm non sono ideologiche, ma sono finalizzate al mantenimento delle biodiversità che è la ricchezza del cibo italiano e che lo rende unico nel mondo, e, proprio per questo, oggetto di contraffazione per un ammontare di 60 miliardi annui sottratti dal cosiddetto “italian sounding”.
Giuseppe Sala, commissario unico della manifestazione, ha sottolineato che Expo Milano 2015 metterà al centro della riflessione mondiale il tema di una nutrizione corretta ed equilibrata per tutti e quello di uno sviluppo equilibrato e sostenibile del pianeta. L’Italia potrà essere di esempio a livello mondiale?
Oggi c’è cibo a sufficienza per tutti, anzi, ce n’è un po’ di più di quello che effettivamente sarebbe necessario a sfamare chi ancora soffre la fame. Il vero problema è rappresentato dalla sua distribuzione. È inaccettabile che non ci sia una politica globale che permetta a tutti di avere il cibo necessario alla sopravvivenza. L’Italia, attraverso Expo, può e deve porre il problema di un governo globale del cibo. Io credo che su questo tema sia necessario il massimo coinvolgimento perché non si può descrivere una strada e percorrerne un’altra. Se tutti siamo indignati di questa situazione, è indispensabile che tutti quanti si sentano impegnati per fare cambiare i comportamenti di chi governa il mondo.
Qual è il messaggio che vorrebbe che rimanesse, anche fra 10 o 20 anni, dell’Expo 2015?
Vorremmo che dall’Expo 2015 scaturisse un chiaro messaggio per la difesa del suolo in tutto il mondo, un monito contro chi oggi si muove in modo spregiudicato sul mercato e compra nei Paesi più poveri, senza nessuna regolamentazione, milioni e milioni di ettari causando il fenomeno del cosiddetto “land grabbing” che interessa ora mezza Africa. Difendere il suolo significa difendere il paesaggio, l’ambiente e il futuro dei nostri figli. Speriamo infine che, attraverso Expo 2015, l’agroalimentare made in Italy possa compiere un definito salto di qualità, raggiungendo virtuosamente quei mercati internazionali che i nostri produttori meritano.