E’ la promessa di Andrea Illy, amministratore delegato Illycaffè
- Rossella Cravero
Dal chicco alla tazzina dalla moka al bar: l’Italia, quale leader mondiale nella cultura del caffè, offrirà il meglio di sé all’Expo 2015 grazie a Illycaffè, partner ufficiale dell’Esposizione universale dal tema: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.
All’Expo 2015 saranno 4500 i metri quadri riservati al prodotto che Illy illustrerà in tutta la dimensione culturale e interculturale che ogni chicco custodisce. La filosofia dell’azienda, i progetti in tempi di crisi, la passione di una famiglia, prima ancora che un’impresa: questo e molto altro nel colloquio con il presidente e amministratore delegato di Illycaffè Andrea Illy“Sarà la più grande celebrazione del caffè mai fatta nella storia, un’occasione per portare insieme Paesi produttori e consumatori in Italia” sostiene Illy “che ha insegnato a gustare il caffè al mondo intero. Con tutti questi partecipanti rappresenteremo passato, presente e futuro del caffè, nelle sue tre dimensioni: quella del prodotto dalla pianta alla tazzina, quella dell’ispirazione nell’arte, la letteratura e creatività e quella del cosmopolitismo, ossia la scoperta della cultura dei paesi produttori, alcuni con culture millenarie, altri con culture coloniali. Tutti uniti nei differenti riti e tradizioni del consumo della bevanda nelle diverse zone del mondo“.
La Illycaffè viene fondata nel 1933 a Trieste da Francesco Illy, oggi è guidata dalla terza generazione della famiglia ed è conosciuta in tutto il mondo per il suo prodotto composto da nove tipi di pura Arabica.
Ma attorno al piacere di una tazzina di caffè è stata creata un’azienda che alimenta uno scambio interculturale a tutto campo. Di tutto questo si avrà mostra a Milano?
Sì esattamente uno scambio a tutto campo. Sarà un’esposizione molto ricca di contenuti, che spazieranno dalla divulgazione propriamente detta ai corsi dell’università del caffè a temi che riguardano la tecnologia e la fisiologia. Il caffè ha tre virtù che ne fanno un prodotto capace di migliorare la vita: piacere, salute e sostenibilità. E parleremo di tutti e tre gli argomenti. Esalteremo il piacere del caffè non solo con la parte sensoriale attraverso degustazione e aspetto estetico, ma faremo conoscere l’esperienza dello stile di vita italiano con il rito del caffè nella sua quotidianità del bar. Sulla salute avremo modo di divulgare molto sulle attuali conoscenze. Sarà un’occasione per ascoltare illustri scienziati che illustreranno le qualità benefiche di questa bevanda, tra cui la capacità di allungare la vita, che ben pochi conoscono.
E per quanto riguarda la sostenibilità?
La sostenibilità è un tema molto attuale e sarà trattato con il massimo dell’attenzione. Sarà l’occasione per presentare i lavori conclusivi che stiamo portando avanti con il ministero dell’Ambiente sulla determinazione della Carbon footprint (impronta di carbonio ndr) e cioè la capacità di calcolare l’impronta, in termini di emissioni di carbonio di una tazzina di caffè, rispetto ad altri prodotti dell’agricoltura. La nostra azienda, di comune intento con l’International Coffe Organization, controlla che anche tutti gli altri partners (penso ai produttori di macchine del caffè) facciano vivere l’evoluzione tecnologica con attenzione a quel settore.
Questa politica ecosostenibile quanti vantaggi vi ha portato e quante difficoltà?
La sostenibilità è irrinunciabile per la società, che è formata dalle famiglie che equivalgono al primo mattoncino, poi dalle aziende che sono le aggregazioni delle famiglie che fanno industria e al terzo ultimo livello ci sono gli stati. Quindi l’impresa ha un ruolo fondamentale nel costruire la sostenibilità perché l’insieme del mondo dell’impresa consuma e trasforma risorse con un impatto che è determinante sull’ambiente. È il settore cui fa riferimento il futuro dell’umanità. Si devono utilizzare risorse rinnovabili, e non solo quelle delle energie, si deve puntare sulla conservazione delle risorse, invece dello sfruttamento che è stato il metodo usato nell’Era che ci ha preceduto e di cui ancora oggi abbiamo i condizionamenti. Nel nostro caso specifico l’obiettivo della sostenibilità è linearmente conseguente alla nostra strategia: quella cioè di fare il migliore caffè esistente e dato che la qualità si trova nei chicchi, che sono nelle piante, noi possiamo esaltarne il risultato finale con le tecnologie, cosa che facciamo, ma è la qualità della materia prima che fa la differenza. Per avere il migliore caffè, bisogna lavorare con gli agricoltori e questo significa instaurare un rapporto di collaborazione duraturo. Dove loro mettono a disposizione la passione, noi mettiamo a loro servizio la nostra conoscenza e l’unione delle due dà luogo all’eccellenza, questo matrimonio per raggiungere l’eccellenza comporta implicitamente costruire relazioni di lungo termine e porta ad abbracciare bisogni e desideri che vanno al di là della mera transazione commerciale.
Tutto questo ha dei costi in più?
Certamente ha costi superiori, ma vuol dire avere rapporti con famiglie in paesi in via di sviluppo con bisogni sociali e ambientali da indirizzare e quindi il nostro approccio nei loro confronti è di tripla sostenibilità: economica, nel senso che loro ci danno un caffe superiore, che ha più valore e che noi paghiamo di più sociale visto che l’eccellenza si raggiunge attraverso la conoscenza, quindi trasferiamo loro competenza sia su come lavorare il prodotto, sia su come venderlo meglio, sia in generale su come essere più competitivi dal punto di vista del business quindi più sostenibili nel lungo termine nel produrre il caffè non soltanto senza danneggiare l’ambiente ma anche dando un contributo positivo. Non dimentichiamo che il caffè è una pianta e, in quanto tale, se le cose vengono ben gestite si possono minimizzare le emissioni di carbonio soprattutto relative ad altri prodotti agricoltura. Costruire questa relazione di lungo periodo incentrata sulla passione e sulla conoscenza vuol dire sostenibilità. Noi ci lavoriamo da anni.
È la vostra etica aziendale dunque?
Esatto, è il fondamento etico della nostra azienda che ci ha portato sul terreno della sostenibilità: siamo una società che in italiano si definisce “portatore di interessi”, le aziende generalmente rispondono al comando dell’azionista che cerca la massimizzazione del suo profitto, oppure ci sono aziende come la nostra che coinvolgono tutti gli stakeholders. Nel nostro caso abbiamo una gerarchia molto chiara: al primo posto c’è il consumatore perché è l’obiettivo centrale della nostra azienda al secondo posto il cliente, che è il nostro partner nel deliziare il consumatore e al terzo ci sono i collaboratori dell’azienda senza i quali non avremmo né prodotto né clienti, al quarto ci sono i fornitori senza i quali non avremmo né il prodotto eccellente e poi a seguire le comunità quindi gli interessi generali, la nostra città, il nostro territorio, il nostro Paese e infine gli azionisti, che sono al servizio dell’impresa. Con questo approccio sviluppiamo la sostenibilità con la triplice linea: economica, sociale e ambientale. Economica con il valore condiviso, sociale attraverso l’approccio della crescita sotto il profilo umano, ambientale verso il principio del rispetto: vuol dire non inquinare, non sprecare e utilizzare risorse rinnovabili.
L’Expo 2015 presenterà anche l’università del caffè?
Certo. Tutto il nostro sistema così articolato ha portato alla messa a punto di strumenti quali l’università del caffè che oggi rappresenta la formazione di 25mila persone l’anno, in 25 sedi diverse, ma abbiamo voluto che questo sistema fosse anche trasparente. Nel 2011 siamo stati la prima azienda al mondo a ottenere da Dnv la certificazione “responsible supply chain process”, che attesta la capacità della struttura aziendale di porre in atto un approccio sostenibile nei processi e nelle relazioni con i portatori di interessi lungo tutta la filiera produttiva, in particolare lungo la catena di fornitura. Un modello innovativo, in quanto assegna un ruolo cruciale alla qualità e alla creazione di valore. Oggi ‘azienda è monitorata su 200 indicatori. Un lavoro molto importante, che h creato metodologie complesse per il controllo della “caffè cultura” in qualsiasi paese di origine, studio che abbiamo realizzato con l’università di Oxford. Lo scenario di crisi generale che colpisce l’Eurozona, e che vede l’Italia in maggiore affanno, come ha inciso sulla vostra politica aziendale? La crisi esiste ma non vuol dire che la si debba subire. Bisogna fronteggiarla ed è noto che le aziende che investono nei periodi di crisi, non solo vanno meglio durante, ma vanno ancora meglio quando questa finisce. Noi abbiamo continuato a farlo in questi anni. Direi che non abbiamo minimamente alzato il piede dall’acceleratore, anzi semmai abbiamo pigiato di più, investito in aree nuove. Questo tema della sostenibilità ci ha visti e ci vedrà presentare delle soluzioni sempre più green sul mercato e stiamo investendo sulla relazione diretta con il consumatore creando nuovi canali di vendita con i negozi monomarca (ultimo nato quello di Roma) che si aggiungono agli ormai noti investimenti sulla marca e sull’internazionalizzazione. Investimenti che ci permettono di costruire un futuro migliore, con o senza crisi.
La crisi dunque ha colpito anche la tazzina di caffè?
Noi siamo stati impattati in maniera atipica dalla crisi perché abbiamo avuto anche da fronteggiare una volatilità straordinariamente elevata della materia prima.
Vale a dire?
L’anno scorso il caffè ha raggiunto il picco massimo degli ultimi 20 anni in termini di costo come di materia prima per fattori complessi, che vanno dall’aumento dei costi di produzione per il rincaro del petrolio agli effetti del cambiamento del clima, che hanno debilitato la produzione in alcune zone. Sebbene mancasse il prodotto e crescessero i prezzi, a causa dell’aumento più che proporzionale dei costi di produzione, i produttori non hanno prodotto abbastanza sino ad arrivare a una situazione di deficit esplosiva. Adesso la situazione è rientrata, ma gestire un aumento dei prezzi a doppia cifra, mentre il calo dei consumi per la recessione provoca una discesa di svariati punti percentuali, non è una cosa banale. Il 2012 è stato un anno molto complesso dal quale noi comunque siamo usciti diciamo in maniera soddisfacente. Crescere quindi oggi vuol dire prima compensare questa dscesa e poi ripartire. Lo sforzo è doppio. I tassi di crescita non sono più quelli di una volta e bisogna lavorare tantissimo sull’offerta e sull’esecuzione per riuscire. Tutto questo mette alla prova la capacità di resistenza delle aziende. L’Italia è al 4/5 posto nei consumi, ma è leader di pensiero del consumo. Da noi sono state inventate le principali tecniche di preparazione – l’espresso, la moka, la napoletana – le principali tecnologie come le macchine espresso, le tecniche di imballaggio, o i sistemi porzionali. L’Expo è perciò l’occasione per sottolineare l’importanza del nostro Paese nel mondo del caffè ed è anche l’opportunità per innalzare il grado di coinvolgimento dei consumatori per questo magnifico prodotto, portandolo al livello di coinvolgimento che si ha per il vino, in modo da creare un movimento di intenditori che possano contribuire ancora di più a innalzare la qualità del prodotto nel mondo e rendere il caffè ancora più virtuoso.