Meno pesticidi e più attenzione alla biodiversità: così le colture di riso si fanno sostenibili in Italia. E i consumatori le apprezzano di più
Il riso è un alimento davvero prezioso e non solo per i piatti della tradizione italiana. Per più della metà della popolazione mondiale, in particolare per gli abitanti dei paesi in via di sviluppo, il riso rappresenta infatti il principale mezzo di sussistenza. Coltivarlo e lavorarlo in maniera sostenibile è quindi fondamentale per la salvaguardia del pianeta, ma anche per “migliorare la sicurezza alimentare, ridurre la povertà e la malnutrizione” come ricorda la FAO che, nel 2004, decise di dedicare, per la prima volta, un anno internazionale a una singola coltura: il riso appunto.
Tra il Piemonte e la Lombardia, come forse ricorderete dalle lezioni di geografia della scuola, si estende una enorme risaia. Dai tempi dei libri che ho studiato negli anni ‘80 e ‘90 molto è cambiato: sono sempre di più, infatti, le aziende risaiole che decidono di intraprendere un percorso di sostenibilità focalizzato non solo su una produzione green, ma anche sulla tutela della biodiversità. Capita assai spesso, infatti, che animali anfibi, invertebrati, insetti e uccelli trovino un sereno rifugio in questi habitat, ma, come noto, gli equilibri sono fragili e non si può pensare che queste specie si adattino ai periodi di “secca” e di “piena”.
A ciò si può aggiungere il fatto che, per i consumatori, la sostenibilità ambientale sia divenuta sempre di più un elemento cardine da tenere in considerazione nella scelta dei prodotti da acquistare. Secondo un recente studio condotto da Knorr (gruppo Unilever), i consumatori europei ritengono che le pratiche di agricoltura sostenibile siano importanti, tanto che l’86% di essi dichiara che, a suo giudizio, è importante coltivare la terra con pratiche sostenibili che consentano anche alle future generazioni di trarne beneficio. Il 68% dei consumatori ritiene poi che ci sia differenza tra le materie prime coltivate in modo sostenibile rispetto a quelle coltivate in modo convenzionale e per il 64% ciò incide anche sul gusto finale dei prodotti.
Per far letteralmente toccare con mano come si possano coltivare prodotti agricoli destinati alla grande industria in maniera sostenibile, la Unilever ha organizzato una giornata di incontro presso l’azienda agricola Buffa di Robbio (Pavia), una delle due aziende italiane (su 45 a livello globale) insignita del riconoscimento Knorr Landmark Farm che premia le eccellenze mondiali tra le aziende agricole fornitrici di materie prime in grado di rispettare i requisiti di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Tra i presenti all’appuntamento anche Angelo Trocchia, Presidente e AD di Unilever Italia, il quale ha sottolineato come l’Italia sia “uno straordinario ambasciatore di eccellenze agroalimentari e il nostro compito è quello di renderle anche sostenibili. Il nostro Paese, in particolare, è l’unico al mondo a produrre riso sostenibile per Unilever e, pertanto, continuiamo ad investire, in questo settore come in altri, per far sì che sempre più agricoltori italiani adottino pratiche sostenibili divenendo veri e propri imprenditori. Trovo che questa sia un’occasione unica per il nostro Paese e penso che realtà come la nostra possano offrire la propria esperienza per facilitare un processo di conversione del sistema agricolo italiano in un sistema sostenibile che sappia conquistarsi per primo uno spazio nel mercato internazionale: la chiave è la collaborazione con i governi, le ONG e la società affinché, davvero, si possano guardare gli esempi più virtuosi e implementarli, insieme, su larga scala”.
L’Ing. Trocchia ha evidenziato come un ruolo fondamentale sia ricoperto dai consumatori e come essi stiano spingendo le industrie verso scelte consapevoli e sostenibili sia dal punto di vista ambientale che in relazione all’impatto sociale: “le persone non cercano i prodotti al prezzo più basso, ma il miglior rapporto tra qualità e prezzo” e nella qualità, la sostenibilità ha un ruolo di rilevanza primaria.
La Knorr si è dotata da anni di un codice di agricoltura sostenibile con l’obiettivo di approvvigionarsi, entro il 2020, al 100% di materie prime vegetali derivanti da colture sostenibili (la percentuale odierna misura è pari al 92%), ma, già oggi, per quanto riguarda il riso, questo obiettivo è già stato raggiunto: i risotti sono infatti realizzati con riso italiano al 100% proveniente da colture ecosostenibili. In concreto cosa vuol dire? Come ha illustrato Stefania Buffa – dell’omonima azienda agricola che ha intrapreso nel 2013 un percorso di avvicinamento verso le pratiche agronomiche per la lotta integrata (Direttiva 2009/128/CE) – gli aspetti da tenere in considerazione sono molteplici e vanno dall’estirpazione manuale delle erbacce per ridurre drasticamente l’uso di pesticidi sino allo studio del risparmio idrico.
Del riso, poi, non si butta via nulla: la lolla, ovverosia la “buccia” del riso, ad esempio, viene direttamente aspirata dall’impianto di cogenerazione per produrre energia. Tutto ciò tutelando la biodiversità dell’agrosistema naturale e prevedendo, ad esempio, degli ampi fossi che permettono agli animali, nei periodi di secca o siccità, di trovare un sicuro riparo. “Abbiamo potuto ripristinare un’area ecologica a difesa della biodiversità, diventata anche osservatorio LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli). Grazie a queste pratiche, sono tornate in questa zona alcune specie di animali che mancavano da molto, come l’Ibis Sacro, la Gazzetta, il Cavaliere d’Italia e la Cicogna”, ha spiegato la dottoressa Buffa.
La giornata si è quindi conclusa con degustazioni culinarie (ovviamente a base di riso) e con una perlustrazione delle aree alla ricerca dei meravigliosi padroni di casa: gli animali che, grazie all’habitat salvaguardato, possono tornare a ripopolare queste aree.