Nello Stato che ospiterà la prossima COP22 i luoghi di culto saranno all’insegna di rinnovabili ed efficienza energetica
Negli ultimi mesi il mondo delle religioni, oltre alla consueta attenzione verso il cielo – nel senso trascendentale del termine – ha posto l’accento anche sulla Terra questa volta intesa nel senso più materiale del vocabolo. Dopo l’enciclica di Papa Francesco “Laudato si”, incentrata principalmente sul rispetto dell’ambiente, questa volta ad occuparsi del problema ambientale è la confessione il cui colore tradizionale è proprio il verde: l’Islam.
Già lo scorso anno, nel corso dell’International Islamic Climate Change Symposium, la comunità musulmana aveva ratificato la Dichiarazione islamica sui cambiamenti climatici, un appello accorato all’impegno contro il riscaldamento globale che chiamava all’azione innanzitutto “le nazioni benestanti e quelle produttrici di petrolio”.
Il Marocco ha voluto concretizzare i buoni propositi assunti annunciando l’adozione di un programma che comporterà la creazione, entro il marzo del 2019, di ben 600 moschee “green”, nonché, già nel corso del 2016, l’installazione in altri 100 luoghi di culto, di lampade a led, pannelli solari termici e impianti fotovoltaici. Secondo i tecnici, le migliorie apportate dovrebbero comportare una riduzione del 40% dei consumi elettrici delle moschee.
Jan-Christophe Kuntze, capo del progetto – realizzato in partnership con il governo tedesco, e posto, per il 70% del totale, a carico del governo marocchino – sottolinea che l’intento è quello di aumentare la sensibilità dei cittadini del Marocco sulle problematiche legate alla sostenibilità ambientale. In questo paese, infatti, le moschee costituiscono un importante centro sociale nel quale le persone si scambiano idee su diversi argomenti e, possibilmente, sui benefici dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.
Le tecnologie di risparmio energeticoinstallate nelle moschee potranno essere utilizzate anche negli altri edifici pubblici e nelle strutture residenziali e quindi questo progetto può rappresentare un ottimo banco di allenamento per tecnici e professionisti autoctoni.
Questo programma si inserisce in un piano più ampio che vede il Marocco porsi come paese “leader” nel Maghreb in materia di sostenibilità ambientale grazie anche alla creazione del parco eolico più grande d’Africa o al colossale impianto fotovoltaico installato lo scorso anno nel Deserto del Sahara.
Nel corso del prossimo novembre, Marrakech ospiterà inoltre COP22, il summit mondiale sul clima dove si discuterà dell’attuazione (e dei miglioramenti) dell’accordo negoziato nell’ambito della Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici del 2015. Il Ministro dell’Ambiente marocchino, Hakima el-Haité, – dalle pagine del Guardian che ha diffuso la notizia – ha sottolineato che la religione può dare un grande contributo al dibattito sull’energia pulita. “È molto importante per i paesi musulmani ritornare alle proprie tradizioni e ricordare alle persone che siamo esseri minuscoli in confronto all’importanza della terra e dobbiamo proteggerla per salvare il genere umano.”
- Letizia Palmisano