Protagoniste le città: entro il 2050 avranno 2,5 miliardi di abitanti in più, mentre la disponibilità di risorse idriche diminuisce
Entro il 2050 secondo l’Onu quasi il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle città. Questo dato, da solo, basta a spiegare perché i centri urbani sono protagonisti quando si parla di gestione sostenibile dell’acqua. Da dove verrà l’acqua, nei prossimi decenni, per fronteggiare i bisogni di 2,5 miliardi di persone in più? La risposta è ancora più difficile da trovare se si considerano gli effetti dei cambiamenti climatici, già visibili in molte aree del Pianeta.
Al World Water Forum, il più importante evento internazionale dedicato alle risorse idriche che si chiuderà il 17 aprile in Corea del Sud, sessioni specifiche sono proprio dedicate alle amministrazioni locali, con più di 100 rappresentanti provenienti da 26 Paesi, tra cui Giappone, Francia, Messico, Spagna, Turchia, Vietnam, Cina. Le autorità delle città adotteranno un documento che punta a sottolineare l’importanza dei governi locali per la gestione sostenibile dell’acqua e si dichiareranno pronte a dare il proprio contributo.
Se è vero che le maggiori emergenze si concentrano nei Paesi in via di sviluppo, dove anche avranno luogo i più forti processi di urbanizzazione, molte sfide attendono anche le città del mondo industrializzato. Secondo un rapporto dell’OCSE presentato al World Water Forum, nei 34 Paesi membri dell’organizzazione “la domanda di acqua nel futuro sarà guidata dai produttori di energia e dall’industria, in competizione con le città, l’agricoltura e gli ecosistemi”: tutti avranno bisogno di oro blu, ma non ce ne sarà abbastanza, è l’ammonimento che arriva da più parti. “L’area di territorio necessaria per fornire acqua alle città con più di 750.000 abitanti è cresciuta del 28% tra il 1950 e il 2015, con tassi sempre più rapidi”, continua lo studio.
A fare da acceleratore e rendere l’approvvigionamento idrico sempre più difficile sono i cambiamenti climatici, che hanno “il potenziale di esacerbare la competizione per l’accesso all’acqua, specialmente alle medie latitudini e nelle zone sub-tropicali, o dove i ghiacciai incamerano meno acqua rispetto al passato”.
Nel vecchio continente, secondo la Commissione europea, il numero di aree e persone colpite da siccità è aumentato di almeno il 20% tra il 1976 e il 2006, con danni economici pari a 100 miliardi di euro. Per non parlare di Asia e Africa: in Kenya, per esempio, la stagione delle piogge arriva sempre più tardi, con il risultato che i pastori devono spingersi fino a Nairobi per trovare qualche filo d’erba per i loro animali.
Di fronte a questa situazione servono soluzioni, nuove e in fretta. Per questo il Forum 2015, oltre alle sessioni politiche ne ospita anche una dedicata a Scienza e tecnologia, in cui si sta discutendo delle 15 più grandi sfide in tema acqua che il mondo deve fronteggiare. Tra queste, c’è lo sviluppo di un sistema efficace di pre-allerta per le alluvioni, che entro il 2050 metteranno a rischio 1,6 miliardi di persone, e la realizzazione di desalinizzatori per famiglie a basso costo, per rendere disponibile l’acqua potabile anche in aree remote.
Veronica Ulivieri