Dal Perù arriva un esempio virtuoso che ottiene la certificazione internazionale
Elisa Peduto
L’idea di commercio equo solidale associata alle miniere di oro in paesi come il Peru può sembrare una contraddizione. Il Perù ha, infatti, una cattiva reputazione per quanto concerne le condizioni lavorative dei minatori e i conflitti sociali che ne risultano.
Non mancano però esempi di buone pratiche e una di queste si trova nella polverosa cittadina di Filomena. Situata a 2000 metri dal livello del mare, sulle colline al di sopra dei Yauca sulla costa pacifica del paese, la cittadina è talmente arida che perfino i cactus hanno difficoltà a crescere e dispone di un clima inclemente tanto che di giorno si muore di caldo e di notte si gela.
Negli ultimi anni una miniera d’oro appartenente alla compagnia Sotrami, che l’ha prelevata da una vecchia società statunitense, è stata gestita con nuove regole tanto da ottenere la certificazione di commercio equo solidale da FLO – l’organizzazione internazionale responsabile per il commercio equo-solidale.
Favorita dal boom dei prezzi dell’oro, la Sotrami è riuscita ad espandere le sue operazioni, investendo in nuovi macchinari e attrezzature da miniera. Ha scelto una maniera trasparente e solidale per il suo business, pagando le tasse e re-investendo i suoi profitti sia nell’azienda sia nella comunità locale. “Siamo pionieri in questo tipo di organizzazione.”, spiega Benjamin Vasquez, direttore della produzione della Sotrami.
La certificazione FLO include regolari e rigorosi controlli su tutto ciò che riguarda i rapporti tra l’azienda e i suoi dipendenti, i benefici che porta alla comunità locale e l’impatto con l’ambiente. E stata messa al bando da Sotrami anche una pratica vecchia di generazioni, quella di far lavorare in miniera anche i bambini figli dei minatori. Nel caso della miniera di Filomena sono 260 i dipendenti, di cui la metà lavora sotto terra. Secondo i principi del commercio equo-solidale una proporzione fissa dei profitti deve ritornare alla comunità, aiutando a far arrivare l’acqua e l’elettricità e a provvedere all’assistenza sanitaria e all’educazione scolastica.
L’impatto ambientale delle miniere è in genere molto negativo ma Sotrami sta cercando di minimizzarlo evitando di utilizzare il mercurio per purificare l’oro e il cianuro per sciogliere l’oro dal minerale grezzo, due prodotti questi altamente tossici. Normalmente il mercurio usato per estrarre l’oro con pratiche tradizionali, si vaporizza e contamina l’ambiente. Per il mercurio, l’organizzazione FLO ha anche sviluppato un semplice metodo di riciclo a basso costo che ricondensa il mercurio dopo che si è vaporizzato, evitando così che si disperda in atmosfera ed inquini.
Ad oggi pur avendo investito molto per estrarre l’oro secondo i principi equo-solidali, solo una parte della produzione dell’oro di Sotrami arriva attraverso un canale di commercio equo-solidale in Germania e Svizzera. Una compagnia inglese, la “Trading for Development” sta al momento studiando soluzioni per la società per metterla maggiormente in contatto con i produttori di gioielli che lavorano nelle aree povere di Lima e che già sposano il concetto di commercio equo-solidale. Se si vuole favorire il commercio equo-solidale dell’oro si possono già comprare gioielli con il marchio equo-solidale, così si aiutano sia società come Sotrami ad espandersi in questo mercato sia i minatori che potranno contare su pratiche lavorative meno pericolose.