Una professione poco nota in Italia, ma nelle università, dalla Sapienza di Roma al Politecnico di Torino, ci sono già i primi corsi di laurea
- Veronica Ulivieri
Pianifica e progetta aree verdi, dai parchi urbani alle piste ciclabili, segue il “restauro” di giardini antichi, ma può dare il proprio contributo anche in tutti i progetti architettonici, per il loro corretto inserimento nel paesaggio. Dalla riqualificazione di un quartiere industriale alla costruzione di una nuova ferrovia. L’architetto del paesaggio è una figura relativamente nuova in Italia, ma le opportunità per chi vuole intraprendere questa strada stanno crescendo.
“Nel nostro Paese spesso viene chiamato per progettare spazi verdi, pubblici o privati, con differenti approcci, dal puro maquillage alla progettazione concertata e compresa in quella urbanistica, dalla riqualificazione urbana alla mitigazione ambientale”, spiega Alessandra Aires, presidente per il Piemonte e la Valle d’Aosta di AIAPP (Associazione italiana di architettura del paesaggio).
All’estero, al contrario, la professione ha più sfaccettature. “Sulla scorta delle esperienze dell’Europa del Nord dice Aires- questa figura dovrebbe essere coinvolta in tutti progetti che riguardano interventi sul paesaggio”. Dunque più o meno sempre, considerando anche che il paesaggio non è solo un ambiente naturale, “ma anzi sempre più è paesaggio urbano, postindustriale, agrario”.
Da noi la professione per adesso è meno nota, “ma l’Italia, avendo ancora molto da scoprire, può sicuramente offrire buone opportunità, crisi permettendo. Il nostro Paese, dove spesso la progettazione non ha tenuto conto degli aspetti legati alla cura del paesaggio, darebbe molte occasioni”, continua Alessandra Aires che, dopo aver lavorato in studi di architettura in Olanda e a Barcellona, oggi si occupa di progettazione di giardini e spazi pubblici al Comune di Torino.
Nelle università ci sono già i primi corsi di laurea per diventare architetti paesaggisti, dal Politecnico di Torino alla Sapienza di Roma. Adesso, la cosa importante, secondo AIAPP, è “lavorare sulla comunicazione”, per far capire che, in un’ottica di green economy, il paesaggio non deve mai andare in secondo piano.