La tutela della Terra passa dalla difesa dei suoi oceani. Ecco le 10 azioni che gli Stati devono fare per salvarli stilate da Oceana
Letizia Palmisano
Sono trascorse poche settimane dall’accordo siglato durante la COP21 di Parigi. Tra le priorità indicate nel documento sottoscritto dai rappresentati dei paesi partecipanti viene sottolineata l’importanza di “garantire l’integrità di tutti gli ecosistemi, compresi gli oceani, così come tutelare la biodiversità”. Oceana, l’organizzazione internazionale per la conservazione marina, torna su quelle parole individuando dieci step fondamentali che i Paesi devono attuare per salvare gli oceani e mantener fede agli accordi di Parigi.
Ecco quindi le 10 azioni chiave per il 2016 che potrebberocambiare il futuro degli oceani:
1. Proteggere e gestire gli habitat e le specie vulnerabili nel rispetto dell’impegno assunto dei governi del mondo ovverosia salvaguardare il 10% degli oceani entro il 2020 (Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica);
2. Pensare al lungo periodo consentendo la pesca solo di ciò che il mare più rigenerare. I governi devono gestire la pesca in modo scientifico e sostenibile mentre il pubblico, consumatori in primis, dovrebbe in generale fare scelte (acquisti, ndr) sostenibili;
3. Migliorare la selettività delle attrezzature da pesca anche al fine di evitare la cattura di specie “non desiderate” che finiscono comunque nelle reti;
4. Lotta alla pesca illegale, pratica che mette in serio pericolo la sussistenza dei pescatori onesti, la vita di animali e habitat marini e rende impossibile la corretta gestione degli stock ittici. Per questo l’associazione chiede che a queste pratiche venga posta la parola fine e che vengano legalmente perseguiti tutti coloro che ne traggono profitto;
5. Proteggere anche gli abissi. Le acque profonde sono l’habitat che ospita specie vulnerabili che possono subire perdite irreversibili a causa di attività distruttive;
6. Lotta ai cambiamenti climatici per salvare i mari. Gli oceani stanno diventando più caldi e più acidi a causa dei cambiamenti climatici. Questo costringe le specie di migrare e invadere altri ecosistemi, con conseguenze letali per coralli e i molluschi;
7. Lottare per un mare pulito. Riciclare e riutilizzare per creare meno rifiuti e impedire che questi finiscano in mare. I rifiuti oramai sono ovunque: un esempio sono le microplastiche ritrovate anche nei pesci che vivono in profondità;
8. Ricordarsi che gli oceani sono fonte di energia rinnovabile (maree, le onde e il vento), anche se in cambio ricevono sversamenti di petrolio e combustibili;
9. Investire maggiori risorse nella ricerca marina. Probabilmente è maggiore la nostra conoscenza dello spazio che degli oceani. Abbiamo bisogno di una migliore comprensione del funzionamento degli ecosistemi al fine di valutare meglio le minacce e agire prima che sia troppo tardi. Come ricorda Oceana sono migliaia le specie marine ancora da scoprire;
10. Far crescere l’attenzione dell’opinione pubblica sul mare. Gli oceani coprono il 71% della superficie del pianeta. Essi dovrebbero essere al centro delle nostre politiche e dei nostri pensieri!
“Gli oceani sono la fonte primaria della vita sulla terra, ma noi continuiamo a saccheggiare con noncuranza la loro ricchezza e compromettere sia il loro futuro e il nostro“, ha ricordato Lasse Gustavsson, Direttore Esecutivo di Oceana in Europa alla presentazione dei 10 step. L’associazione ha fatto un chiaro avvertimento: “i problemi creati da gli esseri umani possono essere risolti solo da esseri umani stessi. Ci sono azioni chiave che i leader a livello mondiale, i decisori, l’industria e i cittadini possono prendere nel 2016 per iniziare a invertire il declino dei nostri oceani“.