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Tutti in difesa delle api, in arrivo una nuova task force

Per proteggere questo impollinatore per eccellenza si mobilitano studiosi di tutto il mondo

Aumentano le task force per difendere le api, insetti impollinatori per eccellenza – deriva da loro il 50% di impollinazione di piante e frutti – che stanno fronteggiando una massiccia moria.

Dopo quella creata dal presidente statunitense Barack Obama, (la Pollinator Health Task Force), ora gli studiosi di diversi Paesi hanno creato la Task Force on Sistemic Pesticides, per valutare gli effetti dei pesticidi sistemici non solo sulle api e gli altri insetti impollinatori, ma anche nei confronti di altri organismi (uccelli, pesci, vertebrati, ecc.) ed ecosistemi.

I risultati della ricerca sono resi noti in contemporanea in questi giorni attraverso una serie di iniziative che si tengono a Manila, Bruxelles, Ottawa, e Tokyo. I ricercatori internazionali puntano il dito accusatore sui pesticidi (Obama, e per questo è stato messo sotto accusa dagli ambientalisti, ha creato invece la task force senza mettere al bando alcun pesticida).

Tra i ricercatori c’è anche un gruppo italiano di Padova dell’unità di Entomologia e dell’unità Chimica che già cinque anni fa ha cominciato a fare ricerche sugli effetti dei pesticidi sistemici sulle colonie delle api che soffrivano della cosiddetta Sindrome da spopolamento degli alveari (Colony Collapse Disorder, Ccd), per studiare e comprendere le cause di queste morie.

Secondo i ricercatori padovani l’attuale attività agricola disperde nell’ambiente grandi quantità di insetticidi che, essendo sistemici, solubili in acqua e mobili nell’ambiente, estendono la contaminazione ben oltre l’area coltivata o la coltura trattata e gli insetti impollinatori (api, bombi e molti altri, che svolgono un importante funzione sia per l’agricoltura e sia per il mantenimento della qualità ambientale) possono essere direttamente esposti a quantità massicce di insetticida che possono determinare la morte della colonia o di una parte in poche ore.

Per evitare quindi che le colonie di api e bombi siano sempre più esigue è necessario, secondo i ricercatori, che venga riconosciuta l’entità dei rischi ambientali che, a livello globale, comporta l’uso di tali insetticidi e che di conseguenza si agisca rapidamente e in coerenza con il principio di precauzione per promuovere una loro più consona regolamentazione. Anche l’Università di Kobe in Giappone ha appena terminato uno studio sugli insetti impollinatori.

Di fronte al rischio scomparsa delle api, la popolazione negli ultimi anni si è quasi dimezzata, forse bisogna tener conto delle parole di Albert Einstein: “Se un giorno le api dovessero scomparire, all’uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita“.

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