A Oxford si sono confrontate due visioni opposte sul futuro dell’agricoltura
- Elisa Peduto
Non pochi sono gli scienziati che cercano di mettere sempre più in evidenza i vantaggi dell’agricoltura biologica per la salute umana e per quella dell’ecosistema e avere, in una cittadina come Oxford, il sovrapporsi di due conferenze sull’agricoltura con visioni completamente opposte la dice lunga sugli interessi in campo.
Da un lato vi è Lord Krebs, autonominatosi portavoce dell’agricoltura tradizionale, che ha usato la Conferenza sull’Agricoltura di Oxford, (OFC) dello scorso 6/7/8 gennaio, per attaccare il sistema dell’agricoltura biologica.
Dall’altra, in contemporanea e sempre a Oxford, ha avuto luogo la sesta edizione della “Conferenza sulla vera agricoltura” (ORFC), che aveva il fine di mostrare una via più pulita, più verde e sana per il futuro. Si è discusso d’innovazioni tecnologiche necessarie per ridurre in maniera massiccia le emissioni di gas serra, affrontando anche il grave problema delle malattie legate all’alimentazione degli animali e proponendo infine soluzioni per riportare nelle campagne la bellezza, i colori, la fauna selvatica e l’uomo.
I relatori della conferenza OFC sembrano essersi fermati nel tempo: l’unico nuovo sviluppo agricolo degno di essere discusso riguarda le coltivazioni geneticamente modificata e puntualmente ogni anno sembra d’obbligo un duro attacco verso l’agricoltura biologica.
Non sono mancate le reazioni politiche. La Segretaria di Stato per l’Ambiente, Liz Truss, ha fatto la sua piccola parte con un discorso alla Conferenza sull’Agricoltura, dove riguardo al punto sugli OGM si è espressa così: “Ho incontrato i commissari responsabili per l’ambiente e alimentazione sana e chiesto loro di prendere delle decisioni riguardo ad argomenti come i pesticidi e la coltivazione di OGM e di considerarli solo su evidenti basi scientifiche”. Sotto quello che sembrano delle rigide istruzioni dettate dal governo inglese considerato tra i più verdi che il Regno Unito abbia mai avuto, Liz Truss si è astenuta dal dire cose nuove sugli OGM o dall’annunciare azioni pro-OGM.
Due visioni inconciliabili, quelle dell’agricoltura biologica e di quella tradizionale. Qualche anno fa, Lord Krebs, in veste di presidente dell’Agenzia del Cibo, dichiarò, senza alcuna evidenza scientifica, che chi comprava biologico “stava solamente buttando i suoi soldi.”
L’anno scorso è stata pubblicata una ricerca che ha raggruppato i risultati di ben 343 studi e che metteva a confronto i livelli di antiossidanti, metalli pesanti e pesticidi presenti nel cibo biologico e non. Un team di scienziati dell’Università di Newcastle ha così dimostrato come e vi siano sostanziali differenze nel cibo biologico e non, quello biologico ha tra il 18% e il 69% in più di antiossidanti benefici e il 48% in meno di cadmio, un metallo tossico.
La ricerca scientifica dimostra quindi che il cibo biologico è più sano, anche se è ancora presto per avere risultati definitivi. Bisognerebbe infatti seguire da vicino un gruppo di persone che mangiano biologico e uno che non lo fa per tutto il corso della vita prima di avere risultati concreti. Esistono comunque già oggi ricerche mirate, come uno studio danese sull’uso di latticini biologici da parte di madri e bambini da cui è emerso che i bambini nutriti con latticini biologici sviluppano un 36% in meno di eczemi rispetto ai bambini nutriti tradizionalmente.
Anche sul fronte della produttività, un campo di agricoltura biologica non è da meno di uno coltivato in modo convenzionale. Secondo nuovi studi condotti a livello globale dall’Università della California, la differenza si aggira intorno all’8-9%, percentuale questa, facilmente recuperabile adottando nuove ed efficaci tecniche per migliorare la produzione biologica. Addirittura, per quanto riguarda la produzione di avena, fagioli, piselli, lenticchie e pomodori, la produzione è risultata maggiore nei campi biologici.