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Digitale energivoro: le grandi aziende di Internet puntano sulle rinnovabili***

Secondo un report di Greenpeace, Apple, Yahoo, Facebook e Google stanno investendo per data center a basso impatto. Ancora poca chiarezza sulle scelte di Amazon Web Services
  • Veronica Ulivieri

Se concentrassimo tutte le nostre infrastrutture digitali su uno stesso territorio, creeremmo il sesto Paese più energivoro del mondo. Il dato, oggetto di uno studio di Greenpeace, si riferisce al 2011 e oggi, con l’aumento costante nell’utilizzo di dispositivi mobili, appare addirittura cauto. Insomma, non ci pensiamo mai, ma alla crescita del traffico di dati corrisponde sempre un aumento dell’energia necessaria per far lavorare i server che devono processare quelle informazioni. “La rapida transizione a modelli di video in streaming, così come l’uso di tablet e altri dispositivi leggeri che sostituiscono la memoria fisica con quella cloud, si traducono in una domanda di capacità dei data center sempre maggiore, che richiederà più energia”, spiega l’associazione nel recente report “Clicking Clean: A Guide to Building the Green Internet”. Altri due dati possono servire a completare il quadro: oggi le persone che accedono a Internet con il proprio smartphone sono 3 miliardi, ma si prevede che diventeranno quasi 8 entro il 2020.

In questo scenario, al centro del dossier di Greenpeace c’è almeno una buona notizia dal punto di vista ambientale: un numero crescente di aziende ha cominciato a optare per un modello a basso impatto, basato su energia pulita e zero carbone. Secondo Greenpeace, ci sono “più di mezza dozzina di grandi società digitali impegnate per essere alimentate al 100% con energie rinnovabili, inclusi grossi operatori come Apple, Facebook e Google”.

In particolare, l’azienda della mela appare al momento la più determinata: “Grazie agli investimenti degli anni passati e a quelli programmati per il prossimo futuro – tra cui un accordo da 850 milioni di dollari per alimentare le sue attività in California – Apple sembra essere in grado di raggiungere l’obiettivo di alimentare il proprio cloud per un altro anno con energia 100% rinnovabile. Seguono Yahoo, Facebook e Google, rispettivamente con il 73, il 49 e il 46% di energia da fonti rinnovabili”.

Tra i giganti di Internet sulle cui scelte invece l’associazione chiede più trasparenza c’è Amazon Web Services, che, spiegano da Greenpeace, “l’anno scorso aveva fatto qualche passo avanti, impegnandosi ad alimentare le sue operazioni con energia 100% rinnovabile, ma manca assolutamente di chiarezza per ciò che riguarda i suoi consumi energetici”.

Anche quando le grandi aziende decidono di investire per rendere Internet più pulito, la strada rimane in salita: spesso si trovano davanti la resistenza delle compagnie energetiche, restie ad abbandonare i combustibili fossili. Le aziende digitali, spiega Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e clima di Greenpeace Italia, “si scontrano con la resistenza di alcune compagnie che operano in regime di monopolio in luoghi chiave per questo settore – come Taiwan, o la Virginia e la North Carolina negli Stati Uniti – e che si rifiutano di passare a fonti energetiche come il solare e l’eolico”. La soluzione sta per l’associazione nel fare pressione comune: solo coalizzandosi le aziende di Internet potranno ottenere un’offerta energetica rinnovabile adeguata.

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