OMS e AIE contano le vite perdute a causa dell’inquinamento atmosferico e dei cambiamenti climatici, fino a 4 mld di dollari i danni alla salute causati dal clima
Ogni anno in tutto il mondo 6,5 milioni di decessi sono riconducibili all’inquinamento atmosferico, la quarta più grande minaccia per la salute umana, dopo l’ipertensione arteriosa, la cattiva alimentazione e il fumo, mentre il cambiamento climatico provocherà ogni anno 250 mila morti in più a causa di malaria e diarrea, stress da caldo e malnutrizione, soprattutto tra i bambini, le donne e tra la popolazione povera più vulnerabile. Questi numeri poi sono destinati ad aumentare in modo significativo nei prossimi decenni, a meno che non si intraprendano azioni più forti per ridurre le emissioni.
Tutte le vittime causate dal cattivo ambiente sono state contate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dal Rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), World Energy Outlook Special Report on Energy and Air Pollution “Il peso delle malattie e delle morti causate dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento dell’aria – ha osservato Flavia Bustreo, Vice Direttore Generale, Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini dell’OMS – non solo è tragico, ma anche evitabile. Stiamo lavorando con i governi e le comunità internazionali per contribuire al tentativo di mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Monitoreremo attentamente i progressi, per tracciare e comunicare i risultati sulla salute e condividere quelle azioni che si traducono in vite salvate”.
Secondo l’OMS sono troppo scarse le risorse finanziarie destinate a proteggere la salute dagli effetti del clima: solo 1,5% dei finanziamenti internazionali destinati ai cambiamenti climatici sono, infatti, allocati a progetti per la salute, mentre i costi dei danni diretti alla salute causati dal clima saranno compresi tra i 2 e i 4 miliardi di dollari entro il 2030. L’AIE, da parte sua, ricorda che l’80% della popolazione residente nelle città che monitorano i livelli di inquinamento, respira aria che non soddisfa le norme di qualità dell’aria fissati dalla OMS. Secondo l’analisi dalla AIE, il settore energetico è la più importante tra le fonti antropiche di emissioni di inquinanti atmosferici: 85% del particolato e la quasi totalità degli ossidi di zolfo e ossidi di azoto. Milioni di tonnellate di questi inquinanti vengono rilasciati nell’atmosfera ogni anno dagli impianti industriali e dalle centrali elettriche, dalle automobili e dai camion, così come dai 2,7 miliardi di persone che utilizzano per cucinare ancora stufe e combustibili inefficienti e inquinanti (come legno, carbone, e altre biomasse).
Eppure, dice il report dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, basterebbe un piccolo aumento degli investimenti nel settore energetico (il 7% degli investimenti totali in energia, corrispondente a circa 4,7 miliardi di dollari) per ridurre del 50% le morti premature dovute all’inquinamento atmosferico entro il 2040.