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Ecosistema Urbano italiano. Non ci siamo***

Ecco dove si vive bene e dove c’è ancora molto da fare secondo il rapporto di sostenibilità di Legambiente
  • Letizia Palmisano

Un paese bello ma immobile perché nelle mani dei dinosauri: questa era la definizione che dava dell’Italia un personaggio del film “La meglio gioventù” di M. T. Giordana. 

Questa visione pessimistica del Bel Paese è confermata in pieno dai dati contenuti nella XXIII edizione di “Ecosistema Urbano 2016”, il rapporto realizzato da Legambiente in collaborazione con l’istituto di ricerca Ambiente Italia e la collaborazione editoriale del Sole 24 ore, presentato nei giorni scorsi al teatro Petruzzelli di Bari in un convegno che ha visto la partecipazione, fra gli altri, di Rossella Muroni (Presidente nazionale Legambiente), Antonio Decaro (Sindaco di Bari e Presidente Anci), e Romano Carancini (Sindaco di Macerata).

Il quadro descritto nel report non è dei più confortanti. Negli ultimi cinque anni – il periodo di mandato di un sindaco – le città italiane in gran parte sono rimaste ferme sul tema della ecosostenibilità e anche i vecchi clichè vengono confermati: i centri minori – soprattutto quelli del nord – a dispetto delle città più grandi, possono vantare i risultati migliori. Nella top-ten si posizionano infatti 7 città del centro-nord con meno di 80.000 abitanti (Macerata, Verbania, Mantova, Belluno, Oristano, Cuneo, Savona), solo tre centri di medie dimensioni (Trento, Bolzano e Parma) e nessuna grande città. Fanalino di coda sono una città del centro (Frosinone) e quattro città meridionali (Palermo, Siracusa, Caserta, Vibo Valentia).

Vincitrice di ecosostenibilità per l’anno 2016 è Macerata che scalza dalla vetta Verbania, la vincitrice dello scorso anno, grazie ai dati incoraggianti sulla presenza nella propria atmosfera di  biossido di azoto (NO2) – con una media di 17,9 microgrammi/mc –  e delle polveri sottili (quarto, con una media di 17,0 microgrammig/mc). Discreto il dato dei consumi idrici pro-capite (125,9 l/ab/giorno) e, di fatto, grandi perdite quasi assenti nella rete idrica (appena l’8,6%, addirittura più basso del valore di dispersione “fisiologica”). Ottimi anche i risultati della raccolta differenziata dei rifiuti dove il capoluogo maceratese raggiunge il settimo posto assoluto con il 73,5% di rifiuti raccolti in maniera differenziata. Molto incoraggianti anche i dati sull’uso di rinnovabili: la potenza degli impianti di energia solare installati sugli edifici pubblici raggiunge 18,66 kW ogni 1000 abitanti e il centro marchigiano può inoltre vantare il traguardo del 98% nel nuovo indice relativo alla percentuale di fabbisogno energetico domestico proveniente da fonti rinnovabili. 

Al secondo posto giunge Verbania – vincitrice dell’edizione dello scorso anno – che conferma gli ottimi dati già registrati: 21 microgrammi /mc di NO2, 17,0 microgrammi /mc di polveri sottili, il 22,7% di acqua dispersa per gravi perdite della rete idrica, 86,2% di raccolta differenziata dei rifiuti Decisamente positiva è anche la sua rete di infrastrutture green: con 2,10 mq per abitante possiede la seconda superficie pedonalizzata procapite d’Italia (seconda solo a Venezia) e, con 24,02 metri equivalenti ogni 100 abitanti, il capoluogo piemontese vanta la quinta maggior rete ciclabile del Bel Paese.

Sul gradino più basso del podio si posiziona invece Mantova che può vantare buone performance nelle basse medie dell’NO2 (diciassettesima), nella dispersione della rete idrica (15,5%), una ottima percentuale di raccolta differenziata (77%) e 26,66 metri equivalenti ogni 100 abitanti di rete ciclabile (seconda solo a Reggio Emilia). 

Il report sottolinea come siano i piccoli centri a manifestare un maggiore dinamismo nell’ultimo quinquennio. Nel settore della raccolta differenziata Cosenza ha più che raddoppiato la raccolta differenziata passando dal 21% al 50%, così come molto significativi sono gli esempi di Macerata (dal 43% al 74%), Mantova (dal 40% al 77%) o Parma (dal 48% al 72%). A Venezia e Brescia, in controtendenza rispetto al resto d’Italia, i passeggeri del trasporto pubblico continuano a crescere, 

Le perfomance peggiori invece, quasi sempre, sono appannaggio delle gradi città: Palermo, terz’ultima nella classifica, ha risultati accettabili solo per i dati legati all’ozono e nel numero di auto circolanti (57 auto ogni 100 abitanti); a Milano (73esima) si registrano i dati peggiori per le medie dell’ozono ed è penultima nelle polveri sottili (fa peggio solo Frosinone), nei consumi idrici (vince solo nel confronto con Reggio Calabria) e con solo il 4% di copertura dei consumi elettrici domestici provenienti da fonti rinnovabili; Napoli (82esima) ha una rete idrica che registra perdite che superano il 40% e non ha quasi alcuna infrastrutture ciclopedonale; Roma (85esima) ha una pessima media per NO2, una rete idrica che perde il 45% della propria portata, una elevata produzione di rifiuti e nessun impianto solare installato su edifici pubblici; Torino (93esima), invece, soffre altissime presenze biossido di azoto (No2) e di polveri sottili (Pm10).

Questo rapporto racconta un Paese a due velocità: quella delle amministrazioni e quella dei cittadini con le associazioni, i comitati di quartiere, le cooperative solidali – ha dichiarato la presidente di Legambiente Rossella Muroni -. E mentre le prime si confermano lente, rigide e quasi impermeabili ai cambiamenti, le seconde spiccano per vivacità e spirito d’iniziativa con tantissime buone pratiche che pur coinvolgendo concretamente un condominio, una strada o un quartiere, esprimono un’idea di città e di futuro ben più ampia, in grado di coniugare giustizia sociale e vivibilità, cultura e socialità, economia e ambiente. Ci auguriamo che queste iniziative siano da stimolo alle amministrazioni locali per migliorare le nostre città puntando a una nuova socialità e su un senso di comunità che nasce dalla condivisione e dalla cura di uno spazio sano e vivibile”.   

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