Secondo Transport&Environment, tra la differenza tra il dato dichiarato e quello reale è di oltre il 30%
Quanto “beve” la vostra auto? Secondo l’ultimo studiodell’organizzazione europea Transport&Environment, formata da un network di associazioni ambientaliste del continente, è molto probabile che la casa automobilistica abbia dichiarato consumi diversi da quelli reali.
L’argomento è molto dibattuto sia delle associazioni di tutela dei consumatori sia delle ong ecologiste, che denunciano da tempo come le aziende automobilistiche sfruttino a loro vantaggio alcune falle dei test sui consumi, pagati dai gruppi stessi ed eseguiti spesso nei loro laboratori.
“In media, tra tutti i marchi automobilistici, il divario tra i reali consumi di carburante e quelli dichiarati dai produttori di auto è aumentato dall’8% del 2001 a uno sbalorditivo 31% nel 2013 per gli automobilisti privati; la differenza nel caso di auto aziendali è enorme, in media del 43%”, spiegano da T&E. Secondo l’organizzazione, le differenze maggiori tra i consumi dichiarati e quelli effettivi si osserverebbero per le auto prodotte da Daimler, BMW e Ford (gap di oltre il 30%), quelle minori per i veicoli di Renault, FIAT, PSA Peuget Citröen e Toyota. “In ogni caso, negli ultimi 12 mesi tutti i produttori di auto sono diventati più abili nel manipolare i test, così che in tutti i casi si ha un gap del 25% o più”.
All’origine delle discrepanze c’è il metodo con cui si misurano appunto i consumi delle auto, obsoleto e non adatto ai veicoli attuali: “I carmakers producono prototipi ad hoc per il test e pagano i servizi di testing per aiutarli a ottimizzare i risultati”. I modi attraverso i quali le aziende aggirano i test sono molti: per esempio, gli pneumatici vengono gonfiati più del dovuto per ridurre l’attrito, vengono utilizzati speciali lubrificanti che rendono il motore più efficiente, vengono scelte condizioni di temperatura ottimali. Parte della soluzione, secondo T&E, sarebbe l’introduzione di un nuovo metodo di valutazione dei consumi, chiamato Worldwide Harmonised Light vehicles Test Procedure (WLTP), nel 2017, come proposto da Commissione e Parlamento europei: regole più efficaci permetterebbero infatti di ottenere risultati più attendibili sui consumi. Gli stati membri però, anche a causa delle pressioni da parte dei gruppi automobilistici, continuano a titubare.
“Il test attuale è stato totalmente screditato dai produttori, che hanno manipolato i risultati ufficiali. Se l’Europa non introdurrà il nuovo test globale nel 2017 come previsto, le case automobilistiche continueranno ad aggirare le leggi pensate per migliorare l’efficienza delle auto e la riduzione delle emissioni. Il costo sarà sostenuto dagli automobilisti, che pagheranno una somma aggiuntiva di 5.600 euro spalmata nel periodo di vita della macchina”, spiega Greg Archer, che in T&E di occupa di veicoli “puliti”.
Le pratiche sleali delle case automobilistiche si ripercuotano anche sull’ambiente. Le emissioni aggiuntive dovute al gap tra consumi dichiarati e reali, sarebbero secondo le stime di 1,5 miliardi di tonnellate, andando a incidere negativamente sul riscaldamento globale, la qualità dell’aria delle città e, indirettamente, sulla salute dei cittadini. Così, all’aggravio diretto per il portafoglio – 500 euro all’anno il costo aggiuntivo per macchina causato dai test manipolati – si aggiungono i costi ecologici, sociali e sanitari di un inquinamento aggiuntivo e invisibile sulla carta. A cui si sommano, fa notare l’organizzazione, le ricadute negative sull’economia europea: “T&E prevede che senza un nuovo test il gap arriverà a oltre il 50% entro il 2020. I costi addizionali relativi ai carburanti che gli automobilisti dovranno sostenere a causa di test manipolati ammonteranno a quasi un trilione di euro nel 2030. Questo è petrolio che l’Ue deve importare, in buona parte dalla Russia, con un danno alla bilancia dei pagamenti e una diminuzione della crescita”.
Veronica Ulivieri