Dal riutilizzo delle risorse e dalla circular economy vantaggi economici alle industrie fino a 630 mld,
Il green fa bene all’economia.Riutilizzando infatti le risorse e prendendo la strada della circular economy, le industrie potrebbero avere vantaggi economici nei prossimi anni valutabili intorno ai 630 mld di euro. E di questo le aziende nazionali se ne sono accorte se il 98% degli imprenditori afferma che l’economia deve puntare sempre di più sull’uso efficiente delle risorse e dell’energia.
Proprio le relazioni sempre più strette tra industria ed ambiente sono state esaminate dal Rapporto sulla green economy 2014, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile e dall’ENEA, che quest’anno prende in esame “Le imprese della green economy” indicate come la “via maestra per uscire dalla crisi”, offrendo un’analisi dettagliata sulla posizione dell’Italia in un processo che sta investendo le economie mondiali, mettendo a fuoco i nodi irrisolti e gli ambiti rispetto ai quali è più urgente un cambio di marcia.
“Le imprese della green economy – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione in occasione della presentazione del Rapporto – chiedono di pesare di più nelle scelte economiche del Paese, perché la loro crescita può contribuire in modo decisivo a far uscire l’Italia dalla crisi”.
Il Rapporto registra che all’interno delle imprese sta aumentando la consapevolezza ecologica a causa di diversi fattori: da una parte sono aumentate le opportunità di sviluppo delle imprese green, dall’altra si sentono sempre maggiori sollecitazioni prodotte dalla crisi verso nuovi prodotti e nuovi processi con maggiori possibilità di conquistare nuovi mercati.
La strada della green economy è quindi ormai stata intrapresa e, secondo i dati contenuti nel rapporto, in Europa il 26% delle PMI già offre prodotti e servizi “verdi” e il 93% ha messo in campo almeno un’azione per essere più efficiente. In Italia, poi, l’eco-innovazione, vero e proprio motore per lo sviluppo delle imprese green, mostra una tendenza positiva, nel 2012, secondo la classifica europea, l’Italia era al quindicesimo posto tra i “28” per eco-innovazione, nel 2013 è salita al dodicesimo.
Ma, avverte Roberto Morabito responsabile dell’unità tecnica Tecnologie Ambientali dell’ENEA, “il passaggio a un nuovo modello economico più sostenibile implica non soltanto lo sviluppo di nuove filiere green e il rafforzamento di quelle esistenti, ma anche la riqualificazione in chiave green dei processi e dei prodotti dei settori industriali tradizionali”. E un esempio concreto in questo senso è venuto proprio da un’industria tradizionale, come quella chimica, che negli ultimi anni è riuscita a ridurre drasticamente il suo impatto e a creare una vera e propria “filiera verde”.
Redazione Econews