Sono stati sperimentati sensori di questo materiale innovativo che riescono a individuare anche le più piccole molecole delle sostanze pericolose che si annidano all’interno delle abitazioni mettendo a rischio la salute
Il grafene, uno dei materiali più innovativi e versatili, utilizzato finora nelle tecnologie soprattutto verdi, ha trovato una nuova applicazione: il controllore dell’inquinamento indoor. Ricercatori dell’Università di Southampton in collaborazione con l’Istituto giapponese di Scienza e Tecnologia hanno infatti sviluppato un sensore al grafene in grado di individuare le più piccole molecole di biossido di carbonio (CO2) e di composti organici volatili (VOC), due degli inquinanti presenti all’interno degli edifici.
Queste sostanze chimiche, che si trovano comunemente in basse concentrazioni (parti per miliardo-ppb) nei materiali di costruzione, nei mobili, negli arredi, nei prodotti per la pulizia, nelle vernici, negli articoli per la casa e per l’ufficio, sono estremamente difficili da individuare con i sensori esistenti, che sono in grado di rilevare solo i gas con concentrazioni di parti per milione (ppm). Il sensore, illustrato in un articolo della rivista Science Advances, è costituito da una rete di grafene lunga 300 nanometri sospesa sopra un elettrodo d’oro su un substrato di silicio. Appena una molecola di gas inquinante viene assorbita dal grafene, si altera la resistenza elettrica del materiale in misura consistente e in pochi minuti si rileva l’inquinante.
L’importanza di questo nuovo acchiappa inquinanti è chiara: si passa infatti all’interno di casa, ufficio, scuola, luoghi di divertimento, strutture sanitarie e persino automobili e bus circa il 90% del tempo e l’aria che si respira non è certo buona. Una ricerca fatta all’interno di edifici dell’Italia settentrionale ha dimostrato, infatti, che l’interno degli edifici sono vere e proprie “camere a gas” con una concentrazione di inquinanti mediamente 10 volte superiori di quelle che si trovano all’esterno. Le conseguenze sulla salute si chiamano disagio sensoriale, irritazione, cefalea, astenia, allergia, asma, infezioni delle vie respiratorie, bronchite cronica, fino ad effetti di tipo cancerogeno. Secondo un documento del Ministero della Salute che riporta dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’inquinamento “domestico” è responsabile del 2,7% del carico globale di malattia nel mondo.
In generale i bambini sono i gruppi più colpiti dalle conseguenze dell’inquinamento indoor: in Europa esso è responsabile del 4,6% delle morti per tutte le cause nei bambini da 0 a 4 anni, per infezioni respiratorie acute. Molti studi hanno anche valutato l’impatto economico dell’inquinamento indoor. Un’indagine compiuta dall’Agenzia francese dell’Ambiente, della Salute e dell’Alimentazione ha stimato che si aggiri, per la sola Francia, intorno a 18 miliardi di euro l’anno, tenendo contro dei costi diretti per ricorso a visite mediche, ricoveri ospedalieri e consumo di farmaci ed anche dei costi indiretti dovuti al calo del benessere e della produttività.
09/05/2016
Redazione Econews