Vocazione del passato, obiettivo per il futuro
Il futuro dell’ambiente è strettamente collegato alla capacità del sistema industriale globale di orientarsi sempre di più verso un modello di economia circolare. Si tratta di un’economia in grado di auto rigenerarsi riducendo in maniera significativa lo sfruttamento delle risorse naturali. Come? Attraverso l’utilizzo di materiali pensati per avere un lunghissimo ciclo di vita, grazie a pratiche di condivisione, prestito, riutilizzo, riconversione e riparazione.
Il concetto di economia circolare si è imposto all’attenzione internazionale World Economic Forum di Davos nel 2014 e già l’anno successivo è stata individuata dalla Commissione Europea come strumento chiave nel rilancio dell’economia Ue. Alla transizione verso il modello economico circolare sono stati destinati da 650 milioni di euro provenienti dal progetto Orizzonte 2020, il programma di finanziamento dell’UE per la ricerca e l’innovazione.
L’economia circolare si basa su cinque principi fondamentali:
– progettare i prodotti in chiave “ecologica” in modo che possano avere molte sul mercato molte vite e durare il più a lungo possibile;
– puntare sulla versatilità, privilegiando prodotti che si adattino a usi diversi e che rispondano in maniera flessibile ai cambiamenti;
– utilizzare nella produzione fonti provenienti da fonti rinnovabili;
– pensare la produzione attraverso un approccio olistico, cioè che considera il sistema nella sua globalità e tiene conto del modo in cui le sue parti si influenzano tra di loro;
– sostituire le materie prime vergini con quelle ricavate da processi di riciclo.
L’industria della carta, fin dalle sue origini, ha dimostrato un’attitudine verso il modello circolare. Le prime cartiere italiane la ricavavano da fibre vegetali ottenute da piante stagionali (paglia, lino, canapa) ma soprattutto dagli stracci. Questa vocazione circolare è presente ancora oggi, basti pensare che sulla base di dati Assocarta il tasso di circolarità di tutto il settore cartiero nazionale raggiunge il 55%, con eccellenze nella filiera degli imballaggi dove si arriva all’80% di riciclo, a soli cinque punti dall’obiettivo stabilito a livello comunitario.
29 Ottobre 2019