C’è l’aroma romantico dei vecchi libri e l’odore invitante delle pubblicazioni appena sfornate, ma per tutti il profumo della pagina stampata è irresistibile
Alzi la mano chi non ha provato ad annusare un libro appena comprato, perdendosi nel suo aroma inebriante o chi non si è soffermato con nostalgia ad annusare la biblioteca di famiglia, rivivendo con la mente la lettura di pagine del passato. In un mondo asettico e virtuale, la carta possiede un vantaggio che nessuna tecnologia è in grado di imitare: sollecita tutti i sensi, tatto e olfatto compresi, offrendo al cervello una sinfonia di stimoli.
Il profumo dei libri viene indicato come uno dei più apprezzati dall’uomo, che provenga da tomi antichi o da volumi freschi di stampa, poco importa, il naso non può fare a meno di esserne attratto. Il motivo? Il chimico britannico Andy Brunning lo ha spiegato sul sito www.compoundchem.com: con il passare del tempo i contenuti della carta degradano, rilasciando composti organici. Una reazione che sprigiona l’amato aroma di “libri d’annata”.
Per quanto riguarda i libri moderni e quelli appena usciti dalla tipografia in particolare, dal momento che la carta di uso odierno non subisce degradazione se non dopo molti anni, il segreto sta tutto nelle scie olfattive legate agli inchiostri e ai materiali di rilegatura. Un mix che sa meno di “antico” ma si associa, anche a livello emotivo, al piacere, tutto proiettato verso il futuro, di avere nelle mani un volume intonso, da sfogliare e gustare attraverso la lettura per la prima volta.
Un piacere amplificato dal contatto fisico delle dita con le pagine, dal peso del libro nella tasca, magari a bordo di un treno diretto lontano, o sulle gambe comodamente affondate nella poltrona di casa, quando a viaggiare è solo la mente.
Qualcuno, quasi per provocazione, ha provato a lanciare sul mercato uno spray “all’odore dei libri” (si trova su www.smellofbooks.com), da spruzzare sui lettori elettronici, ma, niente da fare, il profumo dei volumi stampati è inimitabile.
06 Dicembre 2019