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Burocrazia, “cappio” al processo di sviluppo***

Parola di Berenice Marisei, responsabile Animazione e Servizi di orientamento imprenditoriale di Bic Lazio
  • Simona Mingolla

Per la crisi che in questi ultimi anni stritola le piccole e medie imprese, tra le difficoltà economiche dovute al freno dei consumi, l’esposizione al debito, l’impossibilità di accesso al credito bancario e gli effetti di una pressione fiscale asfissiante, l’allora ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, nel maggio dello scorso anno, annunciò, per far tornare a crescere l’economia Italiana, una semplice ricetta che guardava al futuro e tutta incentrata sulle startup innovative. Secondo la tesi dell’ex ministro «le aziende che non ce la fanno non devono avere credito perché le grandi crisi finanziarie sono nate anche perché è stato dato credito a chi non doveva averne.

Le banche devono essere vicine soprattutto alle nuove potenziali aziende», le cosiddette startup. Il 18 dicembre2012, dopo un iter travagliato, il Consiglio dei Ministri approvò la legge 221 la cui sezione IX è dedicata alla definizione di misure per la nascita e lo sviluppo di startup innovative e incubatori certificati.

Eco-news ha incontrato Berenice Marisei, responsabile Animazione e Servizi di orientamento imprenditoriale di Bic Lazio per comprendere meglio quali aiuti possono ricevere le imprese startup e come funzionano gli incubatori di impresa. 

Come nasce il BicLazio e qual è la sua mission?

Bic Lazio nasce nel 1990 su sollecitazione della Commissione Europea con l’intento di creare uno strumento capace di promuovere lo sviluppo e di aggregare, a livello locale, il mondo della ricerca, dell’impresa, del credito e delle imprese con le istituzioni pubbliche e i sistemi di aiuto. In questo contesto si è inserita la legge regionale 35/90 che istituiva Bic Lazio, una società di partenariato pubblico-privato che nel 2010 è diventata società in house della Regione Lazio.

Da oltre venti anni Bic Lazio sostiene lo sviluppo del territorio laziale attraverso la nascita di nuove imprese e il potenziamento di quelle già esistenti. Grazie alla sua consolidata esperienza e alla presenza capillare in tutta la regione è in grado di ascoltare le richieste del tessuto economico locale fungendo, quindi, da interlocutore dei potenziali imprenditori, delle piccole e medie imprese esistenti e degli enti locali per sostenere lo sviluppo attraverso la creazione di nuove attività operanti nell’artigianato, nel terziario o innovative. 
Gli obiettivi sono quelli di:

  • – diffondere la cultura d’impresa, come strumento di crescita economica e sociale del territorio;
  • – canalizzare, attraverso l’imprenditorialità, tutte le risorse umane e professionali disponibili a cominciare dai soggetti svantaggiati (immigrati, disabili), espulsi o a rischio di espulsione (cassaintegrati, soggetti in mobilità) o deboli (giovani, donne) sul mercato del lavoro;
  • – favorire iniziative imprenditoriali innovative, per lo sviluppo tecnologico dell’intero tessuto produttivo regionale; 
  • – incoraggiare la collaborazione tra imprese (rete/filiere) e territori, per rafforzare la competitività e sostenere la nascita di una middle class d’impresa;
  • – promuovere iniziative imprenditoriali legate ai processi di sviluppo locale, valorizzando il patrimonio artistico e culturale e le produzioni tipiche (agroalimentari, dell’artigianato artistico), riqualificando l’offerta turistica. 

Bic Lazio ha, su tutto il territorio regionale, una rete di Incubatori dove ospita imprese in fase di startup che accompagna nella delicata fase di crescita. In particolare, nel vostro caso, quando nascono e cosa sono gli incubatori di impresa? 

Il primo incubatore di Bic Lazio nasce a Ferentino nel 1995 (una delle 10 aree regionali interessate da politiche di riconversione industriale), seguito poi da Colleferro, Bracciano, Roma, Rieti e, ultimo in ordine di tempo, Viterbo (luglio 2013 – foto a lato).

La presenza nell’incubatore consente alle imprese di lavorare in un ambiente dinamico dove poter cogliere le migliori opportunità per crescere, usufruendo dei servizi di formazione, tutoring e supporto gestionale e per lo sviluppo, e dove allo stesso tempo tessere relazioni professionali con le altre realtà aziendali presenti. In altri termini, gli incubatori sono in primis degli spazi fisici destinati all’ospitalità delle startup, ma il valore aggiunto degli incubatori regionali gestiti da Bic Lazio è il fatto di coinvolgere le imprese in una comunità formata da stakeholders istituzionali, partner privati e stranieri e vari altri soggetti imprenditoriali. Ad esempio, proprio quest’anno, abbiamo rafforzato il rapporto di collaborazione con ESA e ASI.

Nell’ambito del programma di trasferimento tecnologico di ESA selezioniamo imprenditori con idee innovative per l’utilizzo di tecnologie, applicazioni e servizi spaziali in contesti non spaziali. L’accordo prevede assistenza nell’incubazione del proprio progetto attraverso competenze tecniche, consulenza imprenditoriale e supporto finanziario. Inoltre, elemento di orgoglio è che Bic Lazio sia stata la prima società del centro-sud d’Italia ad aver ricevuto la certificazione di “Incubatore di startup innovative“. 

Quando si definisce un’impresa “Startup”? 

Con il termine “Startup” si indica la fase iniziale di avvio dell’impresa che varia dai 3 ai 5 anni, più 4 anni per il decreto legge di ottobe del 2012 che ha, inoltre, definito un nuovo concetto di startup legato all’innovazione: startup innovative. 

A partire dalla loro nascita, quanti sono i giovani che hanno usato l’incubatore di impresa per realizzare il loro progetto imprenditoriale e, di questi, quanti ad oggi sono ancora in attività e a regime? 

Sono circa 100 le imprese ospitate presso gli incubatori Bic Lazio. Il tasso di sopravvivenza all’uscita dagli incubatori è del 99%. In ogni caso le imprese non fuoriescono mai completamente dal circuito di Bic Lazio perché buona parte di esse viene coinvolta in progetti e manifestazioni/eventi di loro interesse. Anche per questo motivo abbiamo attivato il processo di specializzazione degli incubatori su base tematica al fine di ottimizzare servizi, occasioni di incontro e business tra le comunità di imprese. 

Parlare di aiuto alle startup, significa non solo fornire assistenza tecnica e consulenza, ma (soprattutto) fondi che in Italia non mancano! Solo nella prima metà del 2013, con un’approssimazione per difetto, si possono computare circa 1,7 miliardi di euro di fondi disponibili (senza contare quelli che fino ad oggi sono stati spesi) a cui si devono aggiungere tutti quei fondi bancari, regionali, provinciali, comunali ecc. che vanno dalle decine di migliaia fino alle decine di milioni di euro dedicati proprio alla nascita di startup innovative. Eppure, nel nostro Paese, l’imprenditoria giovanile fatica a decollare: secondo la vostra esperienza, quali sono i fattori ostativi di ciò? 

Innanzitutto, bisogno distinguere tra fondi destinati alla creazione d’impresa e fondi destinati al consolidamento/sviluppo d’impresa. All’interno di questi, poi, vanno ulteriormente distinti i fondi destinati alla piccola, micro, media e grande impresa. E poi l’ulteriore dettaglio di fondi destinati alle startup innovative. È corretto, inoltre, dire che negli ultimi periodi di programmazione nazionale, regionale, ecc… si fa sempre più ricorso a fondi rotativi e strumenti di agevolazione e accesso al credito e non più di fondo perduto. Si tratta, in pratica, di strumenti che prevedono necessariamente una partecipazione sostanziale da parte dell’imprenditore e il coinvolgimento del sistema del credito e delle verifiche di bancabilità dei soggetti/neo imprenditori/giovani imprenditori. Per venire incontro alle esigenze dei giovani imprenditori o, comunque, di quelle startup che hanno difficoltà nell’accesso al credito agevolato o ordinario sono stati attivate misure di garanzia (a sostegno delle startup e delle pmi). Complementari ai fondi di garanzia sono quelli di Private Equity, ovvero i business angels o investitori informali, imprenditori e professionisti che investono capitali propri e competenze nei progetti di startup che ritengono più interessanti. Esistono diverse associazioni di business angels o investitori informali. Uno è il Business Angel Network (rete IBAN) e Bic Lazio è BAN Lazio. 

Nel vostro caso, da dove arrivano prevalentemente questi fondi e chi li gestisce?

Come su anticipato, Bic Lazio è una società in house della Regione Lazio: è partecipata direttamente dalla Regione. Non ha fondi propri, ma fa parte del gruppo delle società regionali che gestiscono direttamente fondi destinati alla creazione d’impresa, alle startup e alle piccole e medie imprese. Ovviamente Bic Lazio informa e orienta gli utenti sulle opportunità presenti sul territorio indipendentemente dalla “territorialità” dell’intervento (es. Regione, Ministero, Camere di Commercio…) e di chi li gestisce. 

Qual è l’iter per ottenere quei fondi e quali sono i criteri per cui si decide di finanziare un progetto imprenditoriale piuttosto che un altro? 

Bic Lazio eroga gratuitamente dei servizi di accompagnamento alla creazione d’impresa e di approfondimento del progetto imprenditoriale. Un business plan efficace è importante anche per poter accedere a strumenti agevolativi. Bic non esprime un giudizio di merito sulla finanziabilità di progetti, ma sicuramente aiuta l’imprenditore a presentare il proprio progetto nel migliore dei modi possibile per ottenere il finanziamento. Per accedere ai nostri servizi il modo più veloce è consultare il sito internet www.biclazio.it o chiamare il numero verde 800 280 320. 

Lo scorso settembre, al Forum di Cernobbio, si è parlato di startup con Nicholas Shea di Startup-Chile che ha sintetizzato così la sua ricetta per l’Italia: «Serve rendere il Paese più attrattivo soprattutto riducendo al minimo la burocrazia. Gli incentivi, poi, non guastano, anche se non è necessario che presentino costi altissimi per la spesa pubblica è sufficiente che siano ben articolati». 

Concordate con questa riflessione e come, secondo voi, pensate possa essere reso più efficiente il sistema di erogazione degli incentivi ed il correlato controllo del loro utilizzo? 

Non si può che concordare con quanto detto da Shea. Il problema della burocrazia è spesso un cappio per ogni processo di sviluppo non solo quello delle startup. Oggi tutte le amministrazioni si stanno attivando per semplificare l’accesso ad atti e autorizzazioni necessarie per aprire/gestire una attività imprenditoriale: sportelli unici, open data e accesso a servizi on line ne sono esempi piuttosto comuni. Dal punto di vista dei servizi di accompagnamento a chi vuole fare nuova impresa o gestisce una startup, si può sicuramente migliorare il livello di comprensione delle autorizzazioni necessarie (così da evitare di girare a vuoto tra uffici e siti). Per quanto concerne, invece, l’ottimizzazione delle risorse pubbliche, la messa in rete di incentivi, opportunità e servizi erogati da diversi soggetti sicuramente migliora le opportunità di accesso e di monitoraggio sulla spesa dei fondi.

RIAPRE IL BANDO DI SPEED MI UP! BUSINESS PLAN, SCADE IL 14 NOVEMBRE

Speed MI Up è un consorzio senza scopo di lucro promosso da Università Bocconi, Camera di Commercio e Comune di Milano aperto a tutti i neoimprenditori, di qualsiasi nazionalità siano, che abbiano intenzione di realizzare la propria sede strategica a Milano. È l’Officina di imprese e professioni specializzata nello sviluppo di competenze di business e management che dedica la maggior parte delle proprie energie quale acceleratore della crescita di startup innovative e professionisti / freelance under 35. 
Troviamo un pacchetto di servizi integrati a elevato valore aggiunto volti a facilitare e velocizzare la realizzazione della idea di business: un intenso programma di formazione e tutoring, servizi ICT, servizi per lo sviluppo e ovviamente spazi di lavoro attrezzati a Milano. A ogni bando, due l’anno e il prossimo scade il 14 novembre, verranno ammessi in Speed Mi Up, 15 soggetti tra imprese, aspiranti imprenditori e freelance/professionisti. 
Il periodo di permanenza in Speed MI Up è stabilito in due anni solari dall’ingresso. Le idee di business che sottendono alle nuove imprese dovranno essere:

  • – innovative in termini di prodotto, di processo produttivo, di vendita o di distribuzione non è necessario che siano innovative sotto l’aspetto tecnologico. L’importante è che siano fresche e basate su una concezione innovativa e non ancora presente sul mercato italiano e internazionale
  • – solide: l’idea di business deve basarsi su alcuni fondamentali che dovranno essere ampiamente e esaustivamente descritti nel business plan e che ne rendono plausibile un rapido sviluppo
  • – potenzialmente internazionali: in un mercato globale come quello attuale è indispensabile che una buona idea di business abbia le potenzialità per un’esposizione internazionale. 

Insomma, per chi vuole tentare e lanciarsi non c’è che da provare. 

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